72a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, 2-12 settembre 2015, Lido di Venezia
ORIZZONTI
Uomini a terra
Insolito, spiazzante, commovente: sono questi gli aggettivi usati dalla stampa per raccontare Man Down di Dito Montiel in concorso nella sezione Orizzonti, aggettivi mai più che indovinati!
Montiel dopo aver esordito con Guida per riconoscere i tuoi santi nel 2006 arriva al suo sesto film e riesce a conquistare la platea del Lido, strappando stupore e lacrime anche al protagonista Shia LaBeouf. La trama di Man Down sembra apparentemente banale, come del resto il suo sviluppo iniziale, e vede il marine Gabriel, reduce dalle zone tormentate dell’Afghanistan, alla ricerca della sua famiglia in una città post-apocalittica. Si fatica quasi ad arrivare al termine del film, per i buchi di sceneggiatura e la trattazione che ricalca numerosi war movie, ma gli ultimi venti minuti ribaltano tutto. Non si può/deve dire di più per non rovinare la sorpresa, ma Montiel dirige quello che forse è il suo capolavoro soprattutto per quei minuti finali dove la retorica patriottica e di genere viene scavalcata dalla realtà. Gabriel si muove tra flashback, in cui prevale il rimorso, e il “suo” oggi dove agisce come un personaggio di un videogame. Il suo percorso culmina con la consapevolezza dei suoi traumi in un intreccio di orrore e frustrazione. Un ragionamento profondo sulle ferite della guerra che mette a nudo l’orgoglio e la virilità militaresca senza sconti. Sono aspetti che spesso vengono tenuti nascosti o che passano in secondo piano, ma che segnano profondamente i reduci e il mondo che gira intorno a loro come ha mostrato De Palma in Redacted. Montiel usa il pretesto della fantascienza per raccontarlo, attraverso una messa in scena volutamente e meravigliosamente posticcia e “amatoriale”. I magnifici interpreti, tra i quali spiccano LaBeouf e Gary Oldman, riportano sullo schermo sentimenti sinceri e, grazie alla loro performance, contribuiscono a non rendere penoso e stereotipato il plot. Il trasporto prevale nel finale senza ricatti, e Montiel dimostra di essere cresciuto sia nella direzione degli attori che nella regia asciutta e rigorosa. Un altro uomo solo, o almeno costretto a combattere in solitaria e senza rendersi conto del contesto, come nei precedenti lavori del regista. È vero, alla fin fine Man Down è “un’americanata” confezionata per piacere, ma se un film ti emoziona e dopo giorni ti frulla in testa un merito lo avrà… Dispiace non vederlo nel concorso principale del Festival, forse qualche premio se lo sarebbe meritato.
Man Down [id., USA 2015] REGIA Dito Montiel.
CAST Shia LaBeouf, Gary Oldman, Kate Mara, Jai Courtney, Clifton Collins Jr.
FOTOGRAFIA Shelly Johnson. SCENEGGIATURA Dito Montiel, Adam Simon. MUSICHE Clint Mansell.
Fantascienza/Drammatico, durata 92 minuti.