Denunciare a freddo
Costruire in altezza vuol dire dominare, imporre un simbolo, un’istituzione. Per secoli i piccoli paesi italiani sono stati costruiti su colline o declivi dove a contendersi il punto più alto del paese sono sempre stati i sacerdoti con le loro chiese e i signori locali coi loro palazzi. Poi col Novecento le case hanno avuto sempre più piani e le strade hanno sfidato anche le montagne più alte ed il ruolo di dominatore è diventato sempre più incerto.
Il paesino protagonista di Storie sospese è da Chiantini più volte messo in inquadratura a fianco di un imponente ponte di cemento, di fronte a cui l’alto campanile sembra un irrisorio castello di sabbia. L’inquadratura è banale ma esplicita, all’uomo, al signore, alla chiesa si oppone lo Stato, l’Economia, e ogni valore dei primi sembra non potere più nulla, a Davide si oppone Golia. E se lo Stato e l’Economia “vogliono” a nulla servono gli schiamazzi degli abitanti, essi sono uomini, hanno anche ragione, ma è una ragione troppo umana. Pur sabotando il cantiere, pur dimostrandone eventuali illegalità, verrebbero sostituiti i lavoratori, ma il lavoro andrebbe avanti. Si può dialogare e far ragionare un uomo, ma una banconota è sorda e cieca. Thomas è un uomo silenzioso e sa ben ascoltare e ben guardare. Giallini, che lo interpreta, è un attore dalle poche espressioni ma di queste conosce ogni segreto ed ogni modulazione e i pensieri di Thomas, le sue emozioni-reazioni, sono chiare ed evidenti. La sua obbedienza di lavoratore che “tiene famiglia” diventa lentamente la coscienza di un uomo che vedendo la sua vita a pezzi sa guardarne ogni frammento con disincanto. Il dialogo con Alessandro, geologo inesperto, e Giovanna, maestra d’asilo e attivista, lo restituiranno alla sua integrità di uomo nel momento in cui deciderà di non lavorare più in un cantiere che considera ingiusto. Alla stessa coscienza di Thomas il film vorrebbe condurre ogni spettatore, riguardo Ripoli e riguardo ogni dinamica sociale ed economica di cui Ripoli può essere esempio. È un film che vuole avere una chiara e particolare funzione, ma vi riesce? Qua e là Chiantini dissemina il film di momenti di distensione in cui emerge una tendenza alla commedia e al comico che sembrano funzionare meglio della restante costruzione drammatica. Non necessariamente un contenuto di denuncia deve corrispondere ad una forma drammatica, Chiantini avrebbe potuto osare e usare un tono differente ma coeso. Tecnicamente e narrativamente si è investito su un realismo fatto di particolari: tranne qualche eccezione che spicca tutto è come lo si vede in una qualsiasi passeggiata in provincia. Si apprezza questa mancanza di eccezionalità ma collateralmente quello ottenuto è un realismo freddo: fedele, asciutto, ma privo di vita. Denunciare richiederebbe calore, passione e quella di Chiantini sa più di doverosa indignazione.
Storie sospese [Italia 2015] REGIA Stefano Chiantini.
CAST Marco Giallini, Maya Sansa, Alessandro Tiberi, Giorgio Colangeli.
SCENEGGIATURA Stefano Chiantini, Marta Manzotti, Luca Benedetti, Chiara Ridolfi. FOTOGRAFIA Tarek Ben Abdallah. MUSICHE Piernicola Di Muro.
Drammatico, durata 95 minuti.