SPECIALE WES CRAVEN
Un incubo a occhi aperti
C’è poco da fare e non molto da dire: Nightmare – Dal profondo della notte è semplicemente un capolavoro. Lo è perché riesce a essere un inconsapevole film manifesto per una generazione di americani che – l’impressione è sempre stata (e continua a essere) quella – è come se non fosse mai esistita.
Una generazione vuota che viveva nel vuoto, la cui adolescenza è stata vissuta in un periodo nel quale era veramente impossibile avere consapevolezza di se stessi e in cui i sogni non potevano esistere e gli incubi – mai raccontati, mai esternati, mai lasciati venire in superficie – erano qualcosa di evidentemente molto spaventoso, qualcosa insomma da censurare a ogni costo. Quale miglior modo allora di rappresentarli se non quello di creare un mostro dall’ironia più spietata delle sue lame, che facesse ricadere le colpe dei padri (e delle madri) sul subconscio dei figli? Detto fatto. Il capolavoro di Craven è un film straordinario anche perché fa il vuoto nel (finto) pieno; prende l’opaca e plasticamente fumosa società statunitense degli anni Ottanta e la rende ancora più plasticamente fumosa e ancora più opaca. Crea un incubo dal quale è impossibile uscire, ma nel quale non si sa nemmeno bene quando si è entrati, che ci dice che non c’è divisione netta tra realtà e sogno perché quello che viene vissuto è talmente indefinito che non è possibile creare categorie di quel tipo. Il sonno della ragione è allora davvero quello che genera mostri? No, in verità sono i mostri a generare la ragione del sonno, un sonno che per la giovane Nancy Thompson pare qualcosa di impossibile da ottenere. E poi, diciamocelo chiaramente: la potenza estetico-formale sprigionata è assoluta. La grande abilità con la quale Craven conduce lo spettatore verso un luogo nel quale non si riesce più a comprendere chi sta sognando cosa, fa di quello stesso film l’oggetto principale dei desideri: il sogno(/incubo) a occhi aperti. Ma Freddy – in definitiva il protagonista indiscusso – riesce anche a fare qualcosa in più, e cioè insinuare uno dei più spaventosi dubbi che possano esserci. Freud infatti scriveva che “il sogno d’angoscia è spesso lo scoperto appagamento di un desiderio, naturalmente non di un desiderio accettato, ma di un desiderio respinto”; e se le lame di Freddy rappresentassero nient’altro che l’irrefrenabile desiderio respinto di voler convivere con una società che si alimenta di vendetta e nella quale l’omicidio diventa strumento principale per una catarsi che si pensa possibile ma che è in realtà irraggiungibile? Il dubbio, lo ripetiamo, rimane. C’è solo una certezza: la vita è un incubo.
Nightmare – Dal profondo della notte [A Nightmare on Elm Street, USA 1984] REGIA Wes Craven.
CAST Robert Englund, Heather Langenkamp, Amanda Wyss, Johnny Depp, John Saxon.
SCENEGGIATURA Wes Craven. FOTOGRAFIA Jacques Haitkin. MUSICHE Charles Bernstein.
Horror, durata 91 minuti.