SPECIALE CENT’ANNI DI INGRID BERGMAN
Non è una pazza, è una santa
Osteggiato al momento della sua uscita tanto dal mondo cattolico quanto dalla cultura di sinistra, Europa ’51 fu per molti un film didattico, salvato dall’intensa presenza di Ingrid Bergman, per il resto controverso o fallimentare.
Dopo quasi settant’anni, all’immagine dell’opera irrisolta si è legittimamente sostituita quella della lezione di cinema: film cesura tra neorealismo e tensione tutta moderna, caparbio nello spogliare l’inquadratura di ogni orpello per corredare il racconto di significati altri, quello di Rossellini fu un lavoro travagliato fin dalla scrittura, ma oggi paga il suo debito offrendo allo sguardo dello spettatore un’unicità di approccio e trattamento, una lungimiranza anti-ideologica tutt’altro che risolta. A corredare il superbo cesello di sintesi visiva, dove il rispetto per la continuità raggiunge tuttavia un serratissimo e dolente accumulo di tensioni, è naturalmente la prova della Bergman, ispirata dalla vicenda di Simone Weil, unica testimone consapevole, in un mondo di ricchi, proletari e sottoproletari, tutti ugualmente inconsapevoli, di quel gorgo interiore la cui immagine tanto ricorrerà nel corso del film (dalla tromba delle scale al documentario sulla diga) e che ben esemplifica il travaglio della protagonista, come risvegliata dal suicidio del figlio. Alla santità intellettuale della Weil il personaggio di Irene sostituisce una laica santità sentimentale, mai religiosa, mai politica, soltanto umana: una terza via per l’Europa del secondo dopoguerra, ancora incerta sul proprio futuro, le cui vittime più fragili ed esposte rimanevano i bambini. Non c’è un istante di falsità nella ricerca dell’attrice, e nei suoi primi piani, a sua volta capaci di generare echi illustri nel cinema italiano successivo – pensiamo soltanto alla Ida Dalser di Bellocchio –, vibra ancora la qualità del cinema muto. Storia di una reclusione forzata, senza legittimazioni, al solo fine di preservare la società “così com’è”, Europa ’51 ancora ci interroga sul nostro rapporto col prossimo, sulla nostra capacità di condividere profondamente l’esperienza dell’altro.
Europa ’51 [Italia 1952] REGIA Roberto Rossellini.
CAST Ingrid Bergman, Alexander Knox, Ettore Giannini, Giulietta Masina.
SCENEGGIATURA Roberto Rossellini, Sandro De Feo, Mario Pannunzio, Ivo Perilli, Brunello Rondi. FOTOGRAFIA Aldo Tonti. MUSICHE Renzo Rossellini.
Drammatico, durata 113 minuti.