I grilli non sono ciò che sembrano
Wayward Pines intavola il discorso narrativo di un luogo delimitato spazialmente e pregno di misteri allo stesso modo di Lost (con il quale condivide la medesima primissima immagine). Ricalca l’atmosfera di pacifica esistenza tipica delle località del nord-ovest statunitense, ma nella quale non tutte le cose sono ciò che sembrano, come Twin Peaks. E in breve Wayward Pines si fa scoprire come una versione da incubo della cittadina di The Truman Show.
La serie prodotta da M. Night Shyamalan punta fin da subito sulla molteplicità di generi, ispirazioni differenti e cambi di registro continui. Passando dal mistery e detection del suo incipit, con Ethan Burke, una specie di Dale Cooper pragmatico e meno funambolico, intontito in seguito a un incidente e sulle tracce di due colleghi dell’FBI scomparsi, si ritrova nella cittadina di Wayward Pines dove tutto è perfetto, anche troppo, dove tutti sono cordiali, anche troppo, e dove l’attenzione per il singolo cittadino è costante, anche troppo. Wayward Pines cerca inizialmente di stimolare l’attenzione dello spettatore attraverso dei cliffhanger rilanciando al mistero che avvolge la finta società della cittadina come una recinzione in mezzo ai boschi che cinge tutto il luogo, la comparsa di strane creature, un’infermiera e uno sceriffo poco inclini agli impiccioni, esecuzioni sommarie di presunti sovversivi e l’improvvisa comparsa della famiglia di Ethan. La serie nelle sue svolte si indirizza continuamente verso territori differenti, horror, fantascienza, thriller, che nella migliore delle ipotesi incuriosiscono ma raramente colpiscono, perché più simili a improbabili conigli usciti dal cilindro che evoluzioni narrative meditate. Un guazzabuglio di colpi di scena che in realtà mostrano un potenziale inespresso, in particolare sul continuo cambio di prospettiva sia di Ethan che dello spettatore sulla posizione politica della cittadina. Mano a mano che il mistero si disvela l’opinione sul rapporto con l’autorità muta sensibilmente. Se inizialmente Ethan, trattato alla stregua di un terrorista, combatte per svelare il mistero dell’asfissiante autorità che tiene sotto controllo tutti con microchip e telecamere, il vedere quel che si nasconde dietro porta alla posizione diametralmente opposta, reazionaria di chi difende il potere costituito. Tutto ciò si conclude con la presa di una nuova posizione, moderata tra una certa forma di liberismo delle informazioni con la prerogativa però di mantenere l’ordine costituito. Wayward Pines sicuramente è una serie rimasta vittima delle proprie aspettative (messa in onda in contemporanea mondiale e cast di primo livello) e della volontà di usare da traino alcuni capisaldi della cultura contemporanea. Ha perso inevitabilmente personalità oltre ad aver creato false aspettative, che di certo non hanno aiutato la caotica miscellanea di generi su cui la serie si sarebbe dovuta reggere in piedi.
Wayward Pines [id., USA 2015] IDEATORE Chad Hodge.
CAST Matt Dillon, Carla Gugino, Melissa Leo, Toby Jones, Shannyn Sossamon, Juliette Lewis.
Fantascienza/Drammatico, durata 45 minuti (episodio), stagione 1.