Da un editoriale che precede la pausa estiva di una rivista, on line e non, alcuni si aspettano dati e statistiche, somme sull’anno trascorso dall’ultimo editoriale sotto il solleone e molto/poco/qualcosa d’altro. Quindi, potete pure finire qui la lettura se siete interessati a questo perché il mio lato matematico è rimasto sepolto al liceo − lo dico non senza un briciolo di vergogna − e là rimane.
Prima di uscire dal sito ricordatevi di votare il pezzo e lasciare un vostro commento approfittando della veste grafica tutta nuova che ci siamo regalati (e se volete contribuire al regalo abbiamo anche lo spazio donazioni per una giusta causa) e che rende decisamente più immediato capire come un film è stato giudicato dal redattore del pezzo. Tuttavia, pur cambiata nell’aspetto, la sostanza di Mediacritica non cambia di una virgola: tante recensioni, corredate da cast e trailer, che aspettano di essere gustate fino all’ultima lettera o scorse velocemente decidendo se vale la pena o meno di concedere fiducia al film che si desidera visionare, aiutati anche dal sistema rapido di assegnazione del voto che capeggia su ogni articolo.
Gli oltre 4000 pezzi che spaziano dal cinema alla tv, passando per le nuove forme seriali e i videogame/fumetti, a perpetua disposizione del visitatore di passaggio o del lettore fedele, ci hanno regalato soddisfazioni in termini di visite al sito, ma ancora di più come positivo riscontro di una qualità che ci si sforza di mantenere anche nell’era del Critico 2.0. Per antonomasia, questa creatura metà umana e metà cinefila, con i capelli fatti di pellicola e gli occhi di bragia, si è diffusa a macchia d’olio nel Web, per contrapporsi alla figura più tradizionale − in un certo senso irregimentata da stretti parametri culturali − del critico cartaceo, avvolto da un’aura di accademico mistero, visto come detentore di un sapere che conferiva a lui e solo a lui il diritto di opinione. Da un lato è cosa buona e giusta che più voci possano avere l’opportunità di alzarsi e che la critica abbia beneficiato di una ventata che ha svecchiato lo stile e riavvicinato il pubblico, forse meno intimidito o tediato da un approccio più amichevole (basti vedere i successi di siti come Serialmente o i400Calci o… Mediacritica). Dall’altro lato l’idea che chiunque possa dire la sua ha fatto proliferare opinionisti il cui problema non è (solo) ignorare chi sia Scorsese, ma non avere idea di come si coniughi un congiuntivo. Perché per parlare di cinema o di serie tv – ed è una buona regola in generale – bisogna sapere di cosa si sta parlando. Poter fare paragoni, conoscere taluni autori, il periodo in cui un’opera si incasella e parlarne in modo da coinvolgere tutti e non solo una fetta di “eletti” è ciò che un buon critico fa e quello che noi cerchiamo di fare su questo sito con ogni, singolo articolo.
Ai lettori l’ardua sentenza!