Educazione sentimentale temporale
Una giovane promessa della fisica contemporanea scopre una videocamera tra gli oggetti del padre defunto. Tra le ultime registrazioni c’è il video del settimo compleanno del protagonista: nel riflesso di uno specchio contenuto nelle immagini, il ragazzo vede il se stesso presente. Inizia così la sperimentazione di un gruppo di liceali con una macchina del tempo ritrovata anch’essa in cantina.
L’ambientazione generazionale non sfugge alla retorica da liceali: nonostante tematiche e caratteristiche stilistiche siano fortemente orientate ad allontanarsi da quel mondo, amori che sbocciano e decisioni infantili sonno ben presenti. In realtà, di fatto poi Project Almanac sfrutta il viaggio temporale quasi come una variazione sul tema adolescenziale. L’effetto found footage perde talvolta i propri riferimenti circostanziali, ma è comunque apprezzabile la costanza con cui questo tratto viene perseguito, fino alla creazione di un vero e proprio corto circuito diegetico e temporale. Intorno alla videocamera infatti ruota tutto il mondo raccontato dalle immagini e tutta la sceneggiatura così costruita. Quest’ultima è l’elemento che più risente del sovraccarico di intenzioni realizzative di questo film: le aspirazioni di regista e ideatori sono alte, i risultati un po’ meno. Vuoti di scrittura, blooper dozzinali e altri difetti abbastanza grossolani mantengono il film ad un livello realizzativo non troppo alto. Comunque la tensione e la correlazione causa-effetto procedono a ritmo talmente serrato che è difficile perdere l’attenzione, anche nel caso in cui, al termine del film, rimangano tante perplessità riguardo ai vari aspetti diegetici. Sicuramente banale sotto molti punti di vista, il pregio maggiore del film è quello di saper superare i propri difetti, formando un ritmo intenso e accattivante che coinvolge lo spettatore in maniera persistente. Aver puntato tutto sull’aspetto di cattura del pubblico, non tanto di coinvolgimento emotivo quanto di curiosità diegetica, distrae dalle pecche che una visione più asettica metterebbe senza dubbio in risalto. Project Almanac potrebbe benissimo rientrare nella libreria di quei cult incompresi o, semplicemente, di film medi che però sono tali solo per aver lasciato troppa corda libera a impulsi e, forse, entusiasmo. Il film annovera Michael Bay tra i produttori e Sofia Black d’Elia tra gli interpreti (volto noto ai seriofili), come a sottolineare l’intento di incontrare i favori di un target abbastanza delimitato per anagrafe e usi mediali.
Project Almanac [id., USA 2015] REGIA Dean Israelite.
CAST Jonny Weston, Sofia Black d’Elia, Sam Lerner, Allen Evangelista, Virginia Gardner.
SCENEGGIATURA Jason Harry Pagan, Andrew Deutschman. FOTOGRAFIA Matthew J. Lloyd. MUSICHE Kevin McKeever.
Fantascienza, durata 106 minuti.