Il valore di una fede
In una società secolarizzata come quella contemporanea ha ancora senso l’esercizio religioso? Che valore assume nella vita quotidiana di un praticante? E come si relazionano queste due sfere allo stesso tempo private e collettive?
Sono questi alcuni dei quesiti posti da Dietrich Brüggemann in Stations of the Cross, dura quanto rigorosa riflessione sul tema delicato del culto religioso, atta non a criticare e condannare, bensì a fornire gli elementi necessari a una lettura priva di pregiudizi e posizioni preconcette. Maria è figlia di una famiglia ortodossa devota alla Società di S. Pio XII, che persegue una visione estremamente rigida del cristianesimo. La vita della giovane si divide tra pulsioni, passioni e sogni adolescenziali e una costante repressione degli stessi in nome delle virtù insegnatele dai genitori e dalla dottrina: le sue scelte sono pertanto sempre dettate da un rispetto verso i valori alti del suo Io e un rifiuto delle cose terrene. Mal vista dai compagni di scuola, la sua solitudine non è concepita da lei come un peso, ma un riuscito allontanamento dai pericoli che potrebbero minare la sua purezza interiore. Maria immola se stessa come Cristo in croce, offrendo la propria esistenza con la piena fiducia in un Dio magnanimo, capace di cogliere l’intenzione profonda, intima e segreta della ragazza: ottenere la grazia per il fratello affetto da mutismo. Il film segue le fasi dell’estremo gesto della protagonista in quattordici capitoli, ognuno intitolato come le rispettive stazioni della Via Crucis e composto da un unico piano sequenza fisso che accentua il rigore della giovane, imponendo inoltre allo spettatore la distanza necessaria per osservare la vicenda. Quello che infatti richiede Brüggemann non è una partecipazione emotiva, bensì intellettuale. Il regista cioè vuole riportare i fatti per quel che sono, una scelta pur estrema compiuta liberamente, una decisione incomprensibile ai più perché personale, interiore, che come tale non può essere del tutto spiegata né capita. È la fede a muovere Maria, qualcosa che va oltre il dato oggettivo verso una dimensione “altra” più elevata. Dove Oltre le colline si fermava nel constatare le aberrazioni del fanatismo religioso, Stations of the Cross fa un passo ulteriore, dimostrando nel finale la forza di un credo che – religioso o politico che sia – si esprime libero oltre i vincoli dogmatici, espressione pura e assoluta di una riflessione e maturazione individuale.
Stations of the Cross [Kreuzweg, Germania/Francia 2014] REGIA Dietrich Brüggemann.
CAST Lea van Acken, Franziska Weisz, Florian Stetter, Lucie Aron.
SCENEGGIATURA Anna Brüggemann, Dietrich Brüggemann.
Drammatico, durata 105 minuti.