SPECIALE 34° PREMIO SERGIO AMIDEI
L’italia in un edificio
Amedeo e Ofelia Pegoraro sono due fratelli che stanno per vendere un palazzo di loro proprietà a un’azienda in cambio di un miliardo di lire. Per completare l’operazione, l’edificio dovrà però essere totalmente disabitato, motivo per il quale i proprietari cercano di sfrattare con ogni mezzo i loro inquilini. E proprio quando i due hanno fatto sloggiare quasi tutti, il loro gatto verrà ucciso da uno dei condomini ancora rimasti. Ad Amedeo e Ofelia non resterà altro da fare che scoprire il colpevole.
Quasi completamente ambientato negli interni di un edificio, Il gatto di Luigi Comencini ritrae un’Italia cinica e antietica unendo commedia, farsa e giallo. Se l’atmosfera generale, le situazioni paradossali e i dialoghi frizzanti costituiscono il carattere umoristico della pellicola, l’intreccio formato da indagini, spionaggi e omicidi appartiene sicuramente al giallo. Ma mentre la comicità si evince fin dall’inizio, la struttura thrilling emerge gradualmente attraverso il prosieguo della narrazione. Infatti, se nella prima parte il genere “sbuca” tra le righe della commedia di costume, nel secondo tempo la trama poliziesca si fa evidente e preponderante con la scoperta di intrighi e delitti di varia natura. Un genere di cui Comencini rispetta anche alcuni particolari (inseguimenti, morti nel bagagliaio, sparatorie, ecc.), ma avvolgendoli sempre in un’atmosfera comica e paradossale, realizzandone così una sorta di parodia. E, in fondo, i due protagonisti sono dei “detective” sui generis poco credibili, non solo perché si detestano tra di loro e non hanno nessun titolo per svolgere le indagini, ma soprattutto per i motivi e lo sguardo che li guidano. I due non agiscono né per giustizia né per vendetta ma unicamente per avidità, indifferenti dal punto di vista morale a ciò che sta succedendo sotto i loro occhi. Ed è proprio in tale aspetto che si cela il carattere più amaro e pessimista dell’opera: qui nessuno si salva. Se le indagini rivelano i vizi più o meno gravi e illegali degli inquilini, i protagonisti che li scoprono sono altrettanto sgradevoli e disonesti. Due personaggi che non casualmente vengono interpretati in modo farsesco da Mariangela Melato e Ugo Tognazzi: il secondo è autoironico a partire dall’aspetto fisico (esilaranti i bigodini con cui entra in scena e la poco credibile capigliatura riccioluta), mentre la prima ha degli atteggiamenti volutamente teatrali e sopra le righe. Così, a metà strada tra farsa, commedia e thriller, Il gatto non solo rende omaggio e parodia un genere (il giallo), ma unisce la sua tipica struttura narrativa ai toni sarcastici e ai significati profondamente amari della commedia all’italiana, proprio in un periodo (la fine degli anni ’70) in cui questa stava tramontando.
Il gatto [id., Italia/Francia 1977] REGIA Luigi Comencini.
CAST Ugo Tognazzi, Mariangela Melato, Dalila Di Lazzaro, Philippe Leroy, Jean Martin.
SCENEGGIATURA Rodolfo Sonego, Augusto Caminito. FOTOGRAFIA Ennio Guarnieri. MUSICHE Ennio Morricone.
Commedia, durata 115 minuti.