Orfani tra i mostri
Non sempre da grandi premesse derivano grandi film. Battle for SkyArk, pellicola che parte dall’intrigante presupposto di essere una sorta di Mad Max ibridato con La guerra dei bottoni, un film fantascientifico ad ambientazione post apocalittica ma con protagonisti un gruppo di ragazzini. Abbandonati dalla SkyArk, nave spaziale creata per mettere in salvo l’umanità, questi sono rispediti sulla Terra perché figli di alcuni rivoltosi della stazione. Una volta tornati sul pianeta ad attenderli ci sarà un paesaggio di lamiere e palazzi distrutti popolato da mostri.
Un gruppo di orfani abbandonati in un mondo ostile, arrangiatisi alla bell’e meglio per difendersi dalle creature, attendono l’arrivo di chi li salverà, il ragazzo con le 13 cicatrici di cui una profezia aveva anticipato. Questo eroe giungerà, Rags, ma purtroppo non sarà come tutti se lo erano immaginato: per niente leader e tutt’altro consapevole del suo destino, tanto da tirarsi indietro in più di un’occasione per dimostrare il proprio valore. Proprio in questo Battle for SkyArk mostra il suo primo, e più grave, difetto: concentrandosi sulla ovvia difficoltà di un eroe non ancora pronto ad assumersi le responsabilità di un gruppo, adotta la struttura classica del viaggio dell’eroe senza però celarla minimamente. Tutti passaggi di tale schema vengono rispettati in maniera scolastica, così manifestamente da svelarne la narrazione programmatica, accentuata dall’assenza di personalità di Rags, impegnato più a fare ciò che gli dicono gli altri che ad assumersi delle responsabilità proprie.
Impensabile trovare simpatia o addirittura empatia con un protagonista così poco carismatico, cui tra l’altro viene dato poco tempo anche per far intuire i dilemmi interiori. La pellicola fa accadere tutto e subito, basandosi su una continua concatenazione di avvenimenti senza sosta, in cui il fattore causa-effetto non sempre segue una vera a propria logica consecutiva. Succede quel che succede perché così è stato pensato nel copione, nessuna stasi, nessun dilemma se non quello che “per uccidere dei mostri bisogna diventare dei mostri”, ma che più di una scelta morale diventa un mantra ripetuto fino allo sfinimento, giusto cosicché non sfugga l’unico pensiero prodotto dalla pellicola.
Battle for SkyArk si rivela un film nel vero senso del termine scolastico, segue le più ovvie note narrative e di regia, spreca un certo potenziale, soprattutto tecnico, scenografico con le sue piccole roccaforti costruite da ragazzini quasi fossero case sugli alberi però in lamiera, e ancor di più negli effetti CGI, davvero di alto livello per una pellicola priva di grandi capitali produttivi. Ma come spesso accade da buone premesse e ottimi contributi tecnici non è detto ne esca fuori un altrettanto buon film,:sembra banale dirlo, ma a vedere i risultati di Battle for SkyArk, e non solo, tanto banale non è.
Battle for SkyArk [id., USA 2015] REGIA Simon Hung.
CAST Caon Mortenson, Garrett Coffey, Taylor Coliee, Luke Davis.
SCENEGGIATURA Simon Hung, Guy Malim. FOTOGRAFIA Hiroyuki Haga. MUSICHE DJosh Cruddas.
Fantascienza, durata 88 minuti.