SPECIALE YASUJIRŌ OZU
Società elettrodomestica
Assecondando il luogo comune e una visione comodamente stereotipata, si è soliti definire il maestro Ozu (campione della cinematografia nipponica “classica”, assieme a Mizoguchi e Kurosawa) come un fervido amante della vita semplice e della granitica immutabilità della famiglia tradizionale.
Tuttavia il contesto urbano, l’attenzione alle storie comuni e il clima nostalgico che permeano ogni sua pellicola non sono che veicoli, strumenti apparentemente superficiali per approntare riflessioni su una società in continuo divenire. I drammi e le passioni, le amarezze e gli slanci ironici che si susseguono di film in film sembrano l’uno la prosecuzione dell’altro, ampliano lo studio sui mutamenti culturali del Giappone contemporaneo. E non nascondono di certo la critica alle relazioni, alle abitudini e agli stili di vita dei propri protagonisti. Buon giorno, realizzato ad un anno di distanza dal più conosciuto Fiori d’equinozio, fotografa nello stesso momento in cui avviene un cambiamento epocale per la civiltà (asiatica e non): l’ingresso nelle case degli elettrodomestici, in particolar modo della amata/odiata televisione. Oggi lo definiremmo un instant movie: il mezzo di comunicazione di massa, simbolo per eccellenza della modernità coatta, si insinua nella quotidianità, e la cinepresa del cineasta osserva le conseguenze dell’innesto. “Ad altezza di cane” – come amava dire Ozu stesso – ci si tuffa nella periferia di Tokyo e ci si sofferma sulle sue convenzioni, scardinate dal facile accesso ad un apparecchio “neo-capitalista” e prettamente occidentale. I piccoli fratelli protagonisti, Minoru e Isamu, sono attratti dalla scatola magica, e ne pretendono una anche per loro. “La vita ha bisogno di cose inutili”, sostiene un amico di famiglia; “La televisione produrrà 100 milioni di idioti”, ribatte il padre dei bambini. E si dà il via alla crisi familiare, chiusa fra le quattro mura di un appartamento che sembra isolato dal mondo, in un quartiere in cui tutti si conoscono ma solo superficialmente. Il gesto “estremo” dei fratellini – che decidono di non parlare più, nel momento in cui i genitori impongono loro il silenzio – se inizialmente ci viene presentato come capriccio infantile, col passare dei minuti assume i contorni di una reazione “sovversiva”: le scaramucce degli adulti, che si affannano in pettegolezzi e chiacchiere riempiendo il vuoto con parole distratte, sono più frivole di quelle dei pargoli. Naturalmente tutti i dissapori si dissolveranno con l’acquisto della tv: non ci si può opporre al cambiamento, a maggior ragione se coincide con il ritrovamento dell’armonia. Il “cinema gentile” di Ozu, dietro alla sua veste leggera e al registro agrodolce, parla chiaro: nella società elettrodomestica nascente non avremo altro dio all’infuori del tubo catodico.
Buon giorno [Ohayo, Giappone 1959] REGIA Yasujirō Ozu.
CAST Keiji Sada, Yoshiki Kuga, Chishû Ryû, Masahiko Shimazu, Kōji Shitara.
SCENEGGIATURA Yasujirō Ozu, Kōgo Noda. FOTOGRAFIA Yūharu Atsuta. MUSICHE Toshirō Mayuzumi.
Commedia, durata 94 minuti.