SPECIALE SE QUESTA È RELIGIONE
Abominio o errore di traduzione?
È di ieri, 26 giugno 2015, la notizia che, grazie ad una sentenza della Corte Suprema, gli Stati Uniti riconoscono il matrimonio tra omosessuali come un diritto costituzionale. È un passo importante, al di là di qualsiasi connotazione ideologica, per un paese che ha fondato su un’identità forte e radicata la propria storia.
Otto anni fa, nel 2007, Daniel Karslake scrisse, produsse e diresse un documentario sulla percezione dell’omosessualità negli USA, For the Bible Tells Me So, concentrandosi sul punto di vista, critico e problematico, della Chiesa cristiana. I suoi interlocutori sono famiglie profondamente credenti, nelle quali la cristianità, il luogo-chiesa, la Bibbia, sono componenti preponderanti nelle vite di ciascuno. Preponderanti e quasi occlusive tanto che uno dei ragazzi intervistati ammette di essere stato convinto per lungo tempo che la religione cristiana fosse l’unica esistente: scoprire che i cristiani sono solo un terzo della popolazione mondiale è stato per lui uno shock, una scoperta inattesa, improvvisa. Lo stesso tipo di shock ha colpito tutte le famiglie intervistate quando uno dei propri figli ha rivelato loro di essere omosessuale. Ognuna reagisce in modo diverso nell’arcobaleno di possibilità che va dalla costruzione di una nuova consapevolezza familiare, la cui unità ritrovata si impegna nella battaglia per i diritti gay (i Reitan), ad una difficile accettazione che rasenta la chiusura (i Poteats). Karslake dà grande spazio alle difficoltà incontrate, alle sofferenze, agli atti di omofobia subiti tutti in nome di “la Bibbia dice così”. Vengono ascoltati pastori, rabbini, interpreti della Scrittura, che si ritrovano quasi concordi nell’escludere qualsiasi forma di accusa o di condanna esplicita dell’omosessualità nel libro sacro. Il testo, per la sua antichità, non va preso alla lettera, molte altre cose vi sono scritte – dicono gli esperti – che ci appaiono ora impraticabili, anacronistiche, insensate, ma su alcune cose si accetta il cambiamento dei tempi, su altre vige un’intransigenza che ha ben poco di cristiano. Troppe volte si è presa in mano la Bibbia per giustificare crimini e odi razziali, tutte queste volte la radice dell’errore è nell’incomprensione, nella erronea traduzione, nella strumentalizzazione di un testo decontestualizzato. Ne esce fuori un quadro sconcertante, pietrificato, ma nel quale fioriscono speranze, successi. Vedere ieri nei servizi tv da Washington DC una delle protagoniste del documentario, Mary Lou Wallner, è significativo. Fa di For the Bible Tells Me So un mattone ben in vista nella conquista dei diritti gay. È una prova del cinema-potere, della capacità che il mezzo cinematografico ha nel costruire coscienze e mondi nuovi e di registrare e “fare” la Storia.
For the Bible Tells Me So [id., USA 2007] REGIA Daniel G. Karslake.
SOGGETTO Daniel G. Karslake, Nancy Kennedy. MONTAGGIO Nancy Kennedy. MUSICHE Scott Anderson.
Documentario, durata 98 minuti.