Uomini o sacerdoti?
Sono tre le donne che con Uomini proibiti acquistano voce. Tre donne che hanno avuto l’ardire di innamorarsi di chi scelse di definire una volta per tutte i limiti del proprio amore. I sacerdoti che hanno abbandonato il proprio servizio per costruire una famiglia sono più di centoventimila nel mondo.
Per tutte le loro mogli queste tre donne lanciano un appello forte, non con slogan, non con banali ideologismi, ma con le loro testimonianze di emarginazione, sofferenza, clandestinità, con la loro gioia che fu costretta a nascondersi. Si chiede più libertà, più apertura, ma si può chiedere ad un’Identità di aprirsi e diventare altro? Due di queste donne hanno il volto spigliato, sereno: sono Luiza e Fidelia, una brasiliana, l’altra nigeriana. I loro mariti, Fausto e Federico, sono ex-preti. Hanno negli occhi la conquista di un amore non facile, dimostrano rabbia alternata a fiducia nel giudizio altrui. Sanno che raccontando e raccontandosi chi guarda e ascolta non può non restare indifferente. Il celibato sacerdotale, istituito come obbligo nel Concilio di Trento fu praticato sin dalle prime comunità cristiane. La sua “convenienza”, esplicitata dal Concilio Vaticano II, e ribadita dai successivi pontefici, si basa sulla imitazione della verginità di Cristo e sul distacco tra interessi pastorali e interessi terreni. Attualmente nel Clero possono sposarsi solo i diaconi permanenti. Già San Paolo però, riconoscendo lucidamente la naturale inclinazione di ciascun uomo alla carnalità, ammise che “è meglio sposarsi che ardere”. Se le associazioni di ex-preti sposati in tutto il mondo cominciano a “far numero”, il vero dramma resta nelle case di quelle donne che hanno avuto relazioni o addirittura un figlio con dei sacerdoti. Sono donne private dell’identità, della dignità, costrette a nascondersi, censurarsi. Donne che la società benpensante vorrebbe non avessero volto, e così, senza volto, è mostrata Anna, la terza donna, quella che fa più rumore nelle coscienze grazie alle telefonate registrate tra lei e il sacerdote colpevole di averla lasciata sola con una figlia, di cui non si assume responsabilità, né pratiche né morali. La sua figura è sempre sfumata, diffusa, ripresa in dettaglio, come si fa per i soggetti problematici che è vietato mostrare. Angelita Fiore pone Uomini proibiti come la prima opera di una sua trilogia su religione e spiritualismo. Il suo stile è semplice e comunicativo, alterna interviste frontali a immagini d’ambiente, utilizza più volte immagini d’archivio per rendere più solide e concrete le testimonianze, tra cui spiccano le preziosissime immagini sudamericane. Manca un controcanto, qualche accenno meno semplicistico alle posizioni ufficiali della Chiesa, un confronto con chi nel celibato crede. Ma certo non si può non essere certi che in ogni luogo dove Uomini proibiti sarà visionato più di qualcuno sarà incitato a rivedere le proprie posizioni, a riflettere, a interrogarsi, a scegliere.
Uomini proibiti [Italia 2015] REGIA Angelita Fiore.
SOGGETTO Angelita Fiore. FOTOGRAFIA Andrea Dalpian. MONTAGGIO Davide Pepe, Paolo Marzoni. MUSICHE Riccardo Nanni, Cristiano Alberghini.
Documentario, durata 72 minuti.