Un affare da dieci milioni di dollari
Nel 2010 sarebbe dovuta essere la caricatura (involontaria) di Bruce Willis a mettersi in ridicolo di fronte al plotone clownesco del team Dea, per la regia di Patrick Alessandrin e la sceneggiatura di Skip Woods. Poco dopo, suo malgrado, tocca a Schwarzenegger la parte donchisciottesca del giustiziere dell’antidroga John “Breacher” Warthon, mentre al timone di regia sale David Ayer che trasforma una vaga rilettura dei “dieci piccoli indiani”, in un action sporco, rozzo e cattivo.
Senza affannarsi a tirare in ballo la teoria Peckinpah – il male assoluto incarnato nella razza umana che produce più vittime del triste mietitore – ed evitando inopportuni accostamenti di marca filosofica sull’Homo homini lupus e la banalità del male, è opportuno dire sin da subito che il vero problema del film di Ayer sta nel discorso autoreferenziale plasmato sulla figura dell’eroe in declino (il buon Schwarzy, peccato!), poco lungimirante nell’accettare l’ennesimo flop annunciato. In una storia che fa acqua da tutte le parti, John Warthon è il solitario boss di una squadra di federali addestrati per infiltrazioni nel mondo del narcotraffico. Ha il solito passato burrascoso alle spalle e il pallino della vendetta facile. Questa volta nel mirino del poliziotto c’è il sicario che gli ha recapitato, pezzo dopo pezzo, i resti di sua moglie e suo figlio. Qualche tempo dopo, durante una delicata operazione gli sboccati cialtroni in divisa comandati dal “pater familias” (Breacher lo ripete spesso, “noi siamo una famiglia”), smarriscono per strada dieci milioni di dollari e il gran capo viene incriminato. I suoi “piccoli indiani” vengono a poco a poco sterminati e inizia una lunga indagine coordinata dalla dura agente dell’Fbi Caroline Brentwood (Olivia Williams) per risolvere il mistero. Contrario a qualsiasi logica, Sabotage parte con le immagini televisive di End of Watch e poi si perde in un vortice demenziale che – ecco il punto dolente – si prende sul serio mischiando senza criterio l’immaginario testosteronico anni ’80 (ma ai tempi di Commando sì che c’era da divertirsi) con i particolari più splatter e un’ironia malsana da maschilismo ultrabecero. Ciò che vuole essere ironico diventa comico, le sequenze più spettacolari si trasformano in caricature dell’action più oltranzista e Schwarzy, imperturbabile anche di fronte alle tragedie familiari, diventa involontaria macchietta. Diceva Lester (Alan Alda) in Crimini e misfatti di Woody Allen che “il comico è tragedia più tempo”, “se piega fa ridere, se spezza non fa ridere”. In questo caso, forse, di tempo ne è passato fin troppo. Dal regista e sceneggiatore di End of Watch ci aspettavamo qualcosa (no, molto!) di più.
Sabotage [id., USA 2014] REGIA David Ayer.
CAST Arnold Schwarzenegger, Mireille Enos, Olivia Williams, Joe Manganiello, Sam Worthington.
SCENEGGIATURA Skip Woods, David Ayer. FOTOGRAFIA Bruce McCleery. MUSICHE David Sardy.
Azione, durata 109 minuti.