SPECIALE FESTA DELLA REPUBBLICA – SUGLI ANNI ‘80
L’identità in cerca d’autore
«Fatti e personaggi del film non sono del tutto immaginari», sei ragazzi stanno scendendo dall’auto che li ha portati nel luogo del loro primo incarico lavorativo, chi sono? Cos’hanno di non immaginario? La chiave di quest’atipico avvertimento a inizio film è forse lo stesso confine tra realtà e creazione dei Sei personaggi di Pirandello. La recitazione in panni altrui non può non essere artificiosa e i sei giovani attori non interpretano che se stessi.
Per tutti loro sarà l’unica apparizione nei cinema: ciò che vediamo sullo schermo sono ragazzi davvero alla ricerca di un ruolo cinematografico che interpretano ragazzi alla ricerca di un ruolo nel mondo, identificando entrambi i mondi con quello del lavoro, con la posizione che l’età adulta richiede. Il loro primo incarico è servire ad una cena in onore di una anziana signora, simbolo di un potere vetusto e distante, tanto da guardare i commensali attraverso un binocolo. Il suo volto è così elaborato ed invecchiato dal trucco da manifestare un gusto espressionista-simbolico che permea l’intera pellicola. I convitati sono tutti volutamente differenti, quasi dei caratteristi che impersonano le diverse anime della Società, non per forza quella alta. Tutti i bambini, figli di quella società, sono raccolti in una stanza adiacente, annoiati, silenziosi, ci sono dei clown che non li fanno ridere e si tengono a distanza, consci della loro impotenza. Il mondo spensierato, non oppresso dal potere di vecchi titoli e dai dati numerici mostrati sui televisori è finito, non solo per i ragazzi che muovono i primi passi alla ricerca di un “posto”, ma ancor prima, nell’impossibile infanzia. Nel bizzarro menù che segue “i gusti della signora” viene servita un’enorme cernia, inquadrata sempre in modo da esaltarne la mostruosità che ricorda il grande pesce bianco de La dolce vita, ma ciò che lì genera stupore qui viene spolpato. Lunga vita alla signora! è spoglio di dialoghi, tutto è giocato su sguardi e situazioni, sul montaggio e sui movimenti di camera. I nomi dei ragazzi annunciati l’uno dopo l’altro non contano davvero, ci si rivolge loro solo con anonimi “tu”. C’è quasi un rifiuto al nome e all’identità, perché ancora non costruita o perché repressa. L’eccezione è il solo Libenzio, indicato come “quello col nome strano”, è infatti l’unico personaggio che cresce, l’unico che sembra avere un Io cosciente, pronto ad esplodere. Libenzio ha trovato infatti una porta chiusa, che provoca mistero, fascinazione. È un varco, da cui libera la sua fuga, lontano dal castello delle sedie cellofanate del potere, verso una natura pura e incorrotta in cui anche il cane, che durante la cena era temibile, si rasserena.
Lunga vita alla signora! [Italia 1987] REGIA Ermanno Olmi.
CAST Marco Esposito, Simona Brandalise, Stefania Busarello, Simone Dalla Rosa.
SCENEGGIATURA Ermanno Olmi. FOTOGRAFIA Ermanno Olmi, Maurizio Zaccaro. MUSICHE Georg Philipp Telemann.
Drammatico, durata 105 minuti.