SPECIALE FESTA DELLA REPUBBLICA – SUGLI ANNI DI PIOMBO
Doloroso distacco
L’esordio sul grande schermo di Gianni Amelio è ancora oggi uno dei più importanti film italiani che hanno affrontato gli anni di piombo, oltre ad essere, in chiave di rilettura storiografica, un esempio significativo di approcci e di chiavi di lettura diffuse sul periodo della cosiddetta lunga “Notte della Repubblica”.
Così come altre opere su quel periodo, a partire dal quasi contemporaneo Maledetti vi amerò di Marco Tullio Giordana, il tema di piombo non viene affrontato in maniera direttamente e esplicitamente politica. Colpire al cuore non si pone infatti, almeno a livello immediato, l’obiettivo di essere una chiara ricognizione sul fenomeno che in quegli anni stava tirando gli ultimi colpi di coda. Gli aspetti più politici e, per quanto i tempi fossero ancora caldi e troppo vicini per poter usare con sicurezza questo aggettivo, storici sono filtrati dall’analisi e dal racconto di un rapporto più personale ed intimista: quello tra il padre, barone universitario esponente dell’alta borghesia milanese in qualche modo collegato alla lotta armata, e il figlio, sempre più dubbioso, a seguito della morte di un giovane terrorista che frequentava la casa paterna, della correttezza e della buona fede del genitore. Il film racconta proprio di come il rapporto tra i due si incrini sempre più, condizionato dal plumbeo contesto di paura e di paranoia che ricopriva il paese, influenzando anche il quotidiano dei rapporti umani. Un film in cui il privato dei personaggi e il pubblico della nazione si mescolano sempre più vischiosamente, seguendo l’esempio di certi film, per esempio, di Bernardo Bertolucci di una decina di anni prima (come Il conformista) che coglievano gli aspetti più politici scandagliando le interiorità di esponenti più o meno alto-borghesi. Rispetto al maestro parmense, Gianni Amelio sceglie uno stile più rigoroso e quadrato, meno barocco ed estetizzante. Uno stile quasi freddo e distaccato, anch’esso segno di una certa difficoltà nello sciogliere i nodi dell’analisi del periodo, e della necessità di guardare le cose un po’ da lontano per non farsi intrappolare. Il padre e il figlio, nella visione distaccata del regista, sono entrambi in qualche modo vittime della situazione e del contesto: la sospensione del giudizio politico ed ideologico dell’autore – cosa che non impedisce di cogliere aspetti storici ben precisi, a partire dalle connessioni tra alta borghesia progressista e lotta armata – lascia un sottofondo ambiguo che, ancora oggi, rende Colpire al cuore non solo un bel film, ma anche un documento prezioso per capire innanzitutto la percezione più diffusa del fenomeno degli anni di piombo e il clima plumbeo della “Notte della Repubblica”.
Colpire al cuore [Italia 1983] REGIA Gianni Amelio.
CAST Jean-Louis Trintignant, Fausto Rossi, Laura Morante, Vanni Corbellini.
SCENEGGIATURA Vincenzo Cerami. FOTOGRAFIA Tonino Nardi. MUSICHE Franco Piersanti.
Drammatico, durata 105 minuti.