SPECIALE TARDA PRIMAVERA (E ALL’IMPROVVISO SEI VECCHISSIMO)
La vecchiaia umiliata
Come è stato scritto e sostenuto da Kracauer nel saggio Da Caligari a Hitler, il cinema tedesco degli anni ‘20 ha messo in scena le paure, gli spettri e gli istinti della Germania della Repubblica di Weimar, umori spesso reconditi e reazionari che hanno in qualche modo contribuito alla scalata politica di Adolf Hitler. In tale prospettiva, L’ultima risata è un esempio chiaro, emblematico e dalla grande forza espressiva.
La pellicola racconta la discesa negli inferi di un portiere d’albergo con una bella divisa da sfoggiare al caseggiato, che per questioni d’età viene demansionato a inserviente nei bagni dell’Hotel, posizione che lo umilierà nei confronti di se stesso e dei vicini. È assai noto che in quest’opera la divisa del protagonista ha un ruolo fondamentale, in quanto con la sua estetica militare è il simbolo di due elementi che nella società descritta da Murnau sono ideologicamente collegati e in parte consequenziali: potere e autorità da un lato, forza e prestanza fisica dall’altro. Infatti, per il portiere la mancanza dell’uniforme non significa solo non possedere più autorevolezza, ma anche non essere più giovane e vigoroso. Una condizione fisica e anagrafica per la quale verrà degradato socialmente e che non riesce ad accettare, come dimostrano almeno due sequenze. La prima è quella della lettera, nella quale l’uomo legge a caratteri cubitali di essere declassato a inserviente proprio per la sua vecchiaia e fragilità, mentre la seconda è quella illusoria del sogno, in cui il protagonista solleva e lancia per aria con una mano sola un baule pesantissimo. In una prospettiva simile vi è anche la magnifica interpretazione di Emil Jannings, il quale, quando indossa la divisa, mantiene una postura dritta e un’andatura fiera e sicura mentre, quando gli viene tolta, il suo volto si fa disperato e la sua camminata quatta e ingobbita. Una performance che mira, insieme ai numerosi e splendidi movimenti di macchina, a rappresentare la psicologia e i moti interiori del portiere, causati sia dalla propria condizione fisica che dal conseguente status sociale. Dunque, Murnau non ritrae solo un Paese dove il potere autoritario è venerato e desiderato, ma anche una società tendenzialmente basata sul vigore e sulla forza del corpo, che non vuole ammettere debolezze, poiché completamente e perversamente incentrata sul nuovo e invincibile (super) uomo. Ed è anche per questi motivi che L’ultima risata risulta un film assolutamente penetrante nel rispecchiare e, forse prevedere, gli umori e le tentazioni della Germania pre-nazista, in quello che è un capolavoro al tempo stesso affascinante, inquietante e tragicamente profetico.
L’ultima risata [Der letze Mann, Germania 1924] REGIA Friedrich Wilhelm Murnau.
CAST Emil Jannings, Maly Delschaft, Emile Kurtz, Hans Unterkircher, Olaf Storm.
SCENEGGIATURA Carl Mayer. FOTOGRAFIA Karl Freund. MUSICHE Giuseppe Becce.
Drammatico, durata 90 minuti.