Viaggiare nella storia e nel futuro
Davvero un’ottima edizione la diciassettesima del Future Film Festival, da poco concluso a Bologna. Come al solito, ha offerto un bel panorama dell’animazione contemporanea (e non solo) e dilettato gli spettatori con proposte originali, gustose e degne d’interesse, a partire dalla retrospettiva dedicata al cibo nella fantascienza e nell’horror, nella quale spiccava il paranoico 2022: i sopravvissuti del sottovalutato Richard Fleischer.
Nella scena del film in cui una manifestazione di protesta viene risolta con delle ruspe (!) abbiamo pensato “speriamo che non lo guardi mai Renzi”. Stesso pessimismo verso il futuro in un altro film difficilmente classificabile, ma tutto sommato affascinante come The Congress, proiettato nell’omaggio ad Ari Folman. E se gli appassionati di cinema giapponese hanno potuto scegliere tra Gothic Lolita Battle Bear di Noboru Iguchi, Tokyo Tribe di Sion Sono, Lupin III: Jigen’s Grave Marker di Takeshi Koike, il dittico anni Ottanta Barefoot Gen e lo strepitoso Giovanni’s Island, vincitore con merito del Platinum Grand Prize, anche i cultori dell’umorismo nero si sono divertiti parecchio, tra la violenza pulp post-tarantiniana dell’ungherese ManiEggs – Revenge of the Hard Egg e lo splatter comico spagnolo in stop-motion Possessed, che ha vinto il Jury’s Prize: una parodia de L’esorcista con mille altre citazioni e una chiara vena anticlericale. Senz’altro spassoso anche il brasiliano Até que a Sbórnia nos Separe di Ennio Torresan Jr. e Otto Guerra (di cui, a distanza di anni, ricordiamo ancora con enorme piacere il non meno anarchico Wood & Stock: Sexo, Oregano e Rock’n’roll). Coraggioso, ma non del tutto riuscito, soprattutto nella direzione degli attori, l’unico italiano nel concorso lungometraggi, Fantasticherie di un passeggiatore solitario. Tra le perle di quest’edizione, va citato il film d’apertura, il poetico Song of the Sea, a nostro parere tra i migliori film d’animazione degli ultimi anni. Infine, accenniamo anche a The Last Hijack, presentato alla Berlinale l’anno scorso: un azzeccato esempio di come l’animazione possa ibridarsi al documentario, per ricostruire con la libertà del disegno avvenimenti difficilmente filmabili in tempo reale (come appunto, in questo caso, gli assalti dei pirati somali).