SPECIALE DALLA RUSSIA CON AMORE
I dubbi di un uomo, le fragilità di una Nazione
Nel 1961 in una zona isolata del Kazakistan, l’Unione Sovietica attua i suoi esperimenti scientifici per mandare un suo astronauta nello spazio. A sei settimane dal lancio, Pokrovski, l’ufficiale medico incaricato di seguire le operazioni, continua a fare sogni di distruzione e di morte e sta inoltre attraversando una crisi esistenziale e coniugale con la moglie.
Presentato alla 65a Mostra del Cinema di Venezia, Soldati di carta di Aleksey German jr. è un film che si muove tra due poli distinti eppure uniti e collegati: quello intimista e introspettivo da un lato, quello collettivo e d’analisi storica dall’altro. Se la narrazione si concentra sul disagio, le paure e i dubbi del protagonista, la regia è intenta a cogliere il contesto in cui questo agisce alternando dei rari e suggestivi campi fissi d’insieme ai numerosi movimenti di macchina che s’insinuano tra personaggi secondari, cogliendone discorsi e atteggiamenti. L’unione di questi elementi serve all’autore per descrivere l’URSS della destalinizzazione e della corsa spaziale in modo non filologico e divulgativo, ma piuttosto emotivo e riflessivo, tanto che a emergere sono soprattutto il clima e gli umori generali del Paese. Così, i sentimenti intimi del protagonista sono e rappresentano quelli dell’Unione Sovietica degli anni ’60 o, almeno, della sua parte più intellettuale: un Paese dominante ma anche fragile e precario, che sta passando dal culto di Stalin all’aperta denuncia dei suoi crimini (come dimostra la sequenza della distruzione dei campi di prigionia); un Paese al tempo stesso entusiasta e impaurito dagli esperimenti spaziali in atto, proprio come Pokrovski, sostenitore del tentativo di lancio, ma inconsciamente terrorizzato da ciò che questo potrebbe comportare in termini di vite umane. E in tale prospettiva, risulta assolutamente chiara ed efficace la metafora del “soldatino di carta” utilizzata nel titolo e cantata brevemente in una piccola sequenza: forte e desideroso di salvare (o di guidare) il mondo, il soldatino è in realtà appeso a un filo e rischia inoltre di bruciarsi con il fuoco che vorrebbe dominare, in quella che è un’incalzante miniparabola sull’Unione Sovietica descritta da German. Elementi che fanno di Soldati di carta non il film noioso e formalista descritto da alcuni critici durante la Mostra di Venezia, ma piuttosto un’opera che, pur con delle parti talvolta meno necessarie e coerenti, risulta interessante dal punto di vista riflessivo e assolutamente affascinante da quello formale e visivo.
Soldati di carta [Bumažnyj soldat, Russia 2008] REGIA Aleksey German jr.
CAST Merab Ninidze, Čhulpan Chamatova, Anastasiya Shevelev, Aleksandr Glebov.
SCENEGGIATURA Aleksey German jr, Julia Glezarova, Vladimir Arkusha. FOTOGRAFIA Maksim Drozdov, Alisher Khamidkhodjaev.
Drammatico, durata 118 minuti.