SPECIALE NANNI MORETTI
Arrivederci, amore ciao
Andrea è il figlio adolescente di uno psicanalista e di una madre appassionata, fratello di una ragazza sempre pronta a difenderlo e amico di tanti ragazzi. Andrea muore e la famiglia, come gruppo e come singoli componenti, si trova di fronte alla difficile sfida di gestire la rabbia e il dolore dovuti alla sua perdita.
La stanza del figlio ha ricevuto molti premi in tanti Paesi del mondo (uno su tutti, la Palma d’Oro a Cannes nel 2001) e ha segnato, nella filmografia di Nanni Moretti, il punto in cui si manifesta il migliore incontro dello spirito sardonico del regista con il portato emotivo greve del tema trattato. Dello stile morettiano, infatti, questo film mantiene tutto, fino quasi a far stridere questi elementi con il percorso interiore rappresentato, soprattutto nella figura del padre. È impossibile non notare l’andamento scattoso e impostato della dizione e dei dialoghi che contrastano con l’impeto e la morbidezza dei personaggi femminili, in particolare. Senza dubbio, la lucidità autoriale del regista si fa sentire, dalla sceneggiatura all’uso della macchina da presa e soprattutto nella volontà di analizzare sistematicamente le varie fasi della tragedia, allontanandosi però (fortunatamente) dalla stantìa divisione in fasi tanto cara alla filmografia d’oltreoceano. Se dunque il turbine di emozioni e di meccanismi interiori vengono non sempre rappresentati in maniera credibile, il complesso delle immagini sullo schermo forma un panorama potente e verosimile dell’elaborazione del lutto (perché di questo, in fondo, stiamo parlando). La teatralità di alcune inquadrature statiche si giustappone al movimento che segue i personaggi, rappresentati sia come unità familiare sia come singoli individui, ognuno alle prese con diverse modalità di gestione di sé. A far da cornice alle immagini tanto potenti quanto monocromatiche (eccezion fatta per la felpa rossa e il mare azzurro) sono presenti delle scelte musicali che accostano brani della classicità italiana a Brian Eno, rendendo ancora più efficace quell’alternanza quasi onirica tra realtà e immaginazione che Moretti persegue per tutto il film. Alcune sequenze sono infatti intervallate da pensieri riguardo all’accaduto e alle possibilità di rimediare agli errori passati, tenute insieme da un uso insolito per il regista di voice over e musica. La stanza del figlio, in altre parole, pur perseguendo a pieno titolo gli stilemi e la poetica di Moretti, riesce a far trasparire il lato umano, quello vero, che muove di pancia oltre ad analizzare pragmaticamente.
La stanza del figlio [Id., Italia/Francia 2001] REGIA Nanni Moretti.
CAST Nanni Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Giuseppe Sanfelice, Silvio Orlando.
SCENEGGIATURA Linda Ferri, Heidurn Schleef, Nanni Moretti. FOTOGRAFIA Giuseppe Lanci. MUSICHE Nicola Piovani.
Drammatico, durata 99 minuti.
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