… sbagliata
Se non si hanno le ali non bisognerebbe tentare il volo. Probabilmente questa certezza è sfuggita a Placido mentre decideva di dirigere La scelta, il suo ultimo film liberamente tratto da L’innesto di Pirandello.
Difatti gli inutili virtuosismi di macchina che decide di affrontare riescono a suscitare nello spettatore solo una sensazione di capogiro, di fastidio, poiché non hanno uno scopo ma sono esclusivamente fini a se stessi o al compiacimento del regista. Inutili sono anche i momenti in cui la cinepresa fissa e scruta la povera protagonista, la spia nei momenti più cupi tanto da far venire voglia di distogliere lo sguardo in segno di rispetto. Forse, se si è in grado di reinventarsi registi ma si nasce principalmente attori – riuscendo anche a produrre qualcosa di buono – si dovrebbe continuare a volare basso e non cercare di arrivare forzatamente nell’Olimpo dei grandi. La scelta, in parte coraggiosa, di ispirarsi a un racconto del 1919 che affronta tematiche in continua evoluzione, come il rapporto uomo-donna e i figli, è l’unica giustificazione al lento trascorrere dei quasi novanta minuti e all’incapacità di rinunciare a scene degne di un’opera in costume. Perché i poveri Bova e Angolini sono costretti a rincorrersi e scappare, perdonarsi e amarsi per poi abbandonarsi e rifiutarsi, il tutto principalmente attraverso sguardi – spesso piatti e inverosimili – e poche parole, perché alla fine in una relazione il dialogo non conta, l’importante è essere in grado di fare “scene da film” magari in mezzo a una strada, dove i passanti intervengono, strizzando l’occhio alla tematica delle violenze domestiche. In tutto questo marasma di situazioni epiche e movimenti di macchina fuori luogo, ci si dimentica di cosa si stava parlando; il tema principale che dovrebbe essere la paternità come fattore biologico diventa il contorno agli esercizi di mimica che sembra stiano facendo i due attori principali. Anche l’ambientazione stona: i paesaggi meravigliosi della Puglia diventano motivo di incoerenza, perché ci chiediamo come facciano Laura e Giorgio – palesemente attori del nord anche se de-accentuati – ad essere nati e cresciuti nelle campagne degli ulivi e delle pale eoliche pugliesi. Infine, il desiderio irrefrenabile del regista Placido di recitare ancora, anche nella sua pellicola, dà vita ad un inutile quadretto familiare: il maresciallo e il figlio amante della musica, che da anello di collegamento con i protagonisti diventano un triste cammeo di chi non sa stare solo dietro la macchina da presa.
La scelta [Italia 2015] REGIA Michele Placido.
CAST Raoul Bova, Ambra Angiolini, Michele Placido, Valeria Solarino, Manrico Gammarota. SCENEGGIATURA Giulia Calenda, Michele Placido. FOTOGRAFIA Arnaldo Catinari. MUSICHE Luca D’Alberto.
Drammatico, durata 86 minuti.