SPECIALE ROBOT ROCK
La vendetta
Alberto Sordi è stato l’emblema di una maschera attoriale ben definita che sapeva come e dove toccare i piaceri del pubblico, cosa invece contraria per quanto riguarda le sue regie cinematografiche, sempre “singolari” ed originali. Purtroppo, però, il nostro non è mai riuscito a manovrare con sapienza tutti gli ingranaggi che stanno dietro alla macchina da presa.
È il caso anche di Io e Caterina, una delle poche incursioni nel genere robotico della nostra cinematografia, con tematiche di fondo però ben diverse. Nel raccontare la vicenda di Enrico e della sua donna robot “perfetta”, Sordi denuncia gli estremismi sia del maschilismo che del femminismo, riuscendo però solo in parte nel suo intento. Tutto viene ammorbidito dalle gag abituali e ad alcuni momenti banali. Le donne della vita di Enrico possono essere soppiantate da Caterina, che però alla fine si rivelerà innamorata ed esigente come loro, attraverso capricci e gelosie. Un forte messaggio anti-femminista che ancora oggi fa arrossire per la sua formula sempliciotta e razzista. Sono pochi i momenti in cui viene esaltata la funzionalità della macchina come futuribile utilità: Caterina è solo un prototipo di figura femminile che poteva essere interpretato da qualunque attrice in carne e ossa, un’altra occasione persa per un ragionamento più sviscerato. Consapevoli di chiedere troppo, sarebbe stato interessante vedere rispettate le leggi della robotica in funzione del racconto, ma il fine ultimo era solo quello di realizzare l’ennesima commedia. Megalomania sordiana fine a se stessa, con la macchina da presa che insegue il suo protagonista, e fa dimenticare presto che dovremmo essere di fronte ad un film di “fantascienza”. Quasi un’ammissione e accettazione della vita privata dell’attore romano, scapolone incallito. Sta di fatto però che Io e Caterina rimarrà un film anomalo e quasi profetico quanto Tutti dentro. In entrambi i film, Sordi ci racconta una società consumistica e dominata dal denaro e dalla bramosia del “tutto e subito e senza fatica”; nel primo la ricerca della donna perfetta che fa tutto senza lamentarsi e nel secondo la facilità con cui far carriera attraverso il vil denaro che, come noto, sarà alla base di Tangentopoli. Piace pensare che ipoteticamente Lei di Jonze abbia vendicato Caterina e i suoi legittimi sentimenti: l’uomo succube e annientato dalle macchine e dall’informatica. Chissà cosa direbbe Sordi…
Io e Caterina [id., Italia/Francia 1980] REGIA Alberto Sordi.
CAST Alberto Sordi, Valeria Valeri, Catherine Spaak, Edwige Fenech, Rossano Brazzi.
SCENEGGIATURA Alberto Sordi, Rodolfo Sonego. FOTOGRAFIA Sergio D’Offizi. MUSICHE Piero Piccioni.
Commedia/Satirico, durata 105 minuti.