SPECIALE DREAMWORKS ANIMATION
La differenza è che questa volta ho scelto io
Per molti aspetti nato in risposta al disneyano A bug’s life, l’ambizioso progetto Dreamworks in animazione 3D Z la formica, ancora oggi godibilissimo, si distaccò nel 1998 dal suo competitor per la capacità di impregnarsi di citazione e omaggio, senza dimenticare un’articolata ricerca sul piano dell’ideazione, del character design, della regia.
Z è una formica operaia nevrotica e logorroica, regolarmente impegnata in sedute psicanalitiche che ne mettono in luce un puntuale malessere: vorrebbe essere parte integrante del formicaio ma sente di non aver ancora davvero scelto il proprio posto nella comunità. L’incontro con la principessa Bala, il progressivo e reciproco innamoramento, la sostituzione che da umile lavoratore lo porta a fingersi soldato, conducono gradualmente Z alla consapevolezza del proprio ruolo e di una relazione non supina ma problematica con la società che egli abita: non prima però di aver sventato un colpo di stato para-nazista del malvagio generale Mandibola e di contribuire alla rifondazione di una nuova, fiorente colonia in un cestino dell’immondizia a Central Park. Il punto di forza del progetto, coerente con molti predecessori nella volontà di ispirarsi alle icone dello star system per la modellazione delle fattezze dei personaggi, risiede nella scelta di portare fino in fondo – mai come prima e forse neppure come in seguito – questo preciso e ludico proposito: Z, doppiato in lingua originale da Woody Allen, non assomiglia soltanto a Woody Allen, ma di Allen si carica di tutte le popolari idiosincrasie, offrendone una versione invertebrata ma altrettanto riconoscibile nel quadro di riferimento dello spettatore. Vale anche per i personaggi doppiati da Sylvester Stallone (in italiano, Ferruccio Amendola), Gene Hackman, Sharon Stone, e altrettanto per le figure secondarie che, data la cura con cui vengono pensate e concretamente disegnate, svelano un altro decisivo punto di forza del film: il felice rapporto tra massa e individualità, entrambe approfondite nel trattamento visivo, veritiere nelle azioni, nei movimenti, nelle dettagliatissime mimiche, sempre a servizio della rocambolesca sceneggiatura co-firmata dai fratelli Weitz. Regia e animazione concorrono a sostenere i messaggi del film, spielberghianamente compresi tra la lotta per l’individualismo e la protezione della società da ogni forma di fanatismo: il tutto passando per un’ironica riproposizione della presa di coscienza di classe, dell’amore tra strati sociali apparentemente contrapposti, della lotta contro un Sistema che non riconosce la dignità del singolo. In fondo, perché le nevrosi di Z fossero finalmente pacificate, altro non serviva che egli potesse scegliere come vivere, e con chi. E finalmente rinascere, in un cestino affacciato sullo skyline di New York, laddove, una ventina d’anni prima, aveva inizio Manhattan.
Z la formica [Antz, USA 1998] REGIA Eric Darnell, Tim Johnson.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Woody Allen, Dan Akroyd, Sylvester Stallone, Sharon Stone, Gene Hackman, Christopher Walken.
(DOPPIATORI ITALIANI) Oreste Lionello, Ilaria Stagni, Ferruccio Amendola, Cristiana Lionello, Sergio Fiorentini.
SCENEGGIATURA Todd Alcott, Chris Weitz, Paul Weitz. MUSICHE Harry Gregson-Williams, John Powell.
Animazione, durata 83 minuti.