SPECIALE FRANÇOIS OZON
“Un oscuro scrutare”
Solo se si guarda (spiando) ci si intossica l’animo. “Il volto parla”, diceva Lévinas, ma il corpo intero è più eloquente. Ciò che contrappone Sarah, scrittrice di gialli in crisi creativa a Julie, adolescente spregiudicata, non è solo l’ardore sessuale della giovinezza, quanto le loro storie personali che, a volte, vengono a galla, altre volte rimangono sospese, come un riflesso in una piscina coperta per metà di foglie.
Non si può parlare di Ozon senza citare donne, misteri e visioni complici. Ciò che nei fratelli Dardenne è “sguardo giudicante” che definisce l’etica dall’ottica in cui si osserva un dato personaggio, nei giochi visionari del regista diventa “allucinazione manierista”, escamotage di cristallina eleganza per rappresentare le fluttuazioni narrative della storia e per cogliere guizzi grotteschi nei personaggi che fanno della trasgressione la regola imprescindibile. Seguendo le (n)orme oniriche di Lynch, Ozon con Swimming Pool inizia un percorso che analizza il rapporto tra la creazione letteraria e la realtà vissuta, del quale i successivi Angel – La vita, il romanzo e Nella Casa tratteranno in modo più esplicito il gioco metanarrativo. Qui siamo in presenza di una variazione psyco-thriller della poetica umanista ozoniana, in cui due donne affogano nell’ “abisso ribassato” di una piscina. Sarah Morton (Charlotte Rampling), giallista senza più ispirazione, si rifugia nella dimora francese del suo editore, ma subito dopo si “scontra” con Julie, figlia del suo capo, anch’ella giunta nella villa a sua insaputa. Le due si abituano ad una difficile convivenza fino a che i loro destini si intrecciano inesorabilmente. La piscina è centro nevralgico in cui la scrittrice inizia ad esplorare, prima con invidia, poi con sguardi complici le nudità della provocante lolita. Da navigata voyeur “scopre” da lontano ogni centimetro di pelle di Julie, invidiandole le innumerevoli tresche e la pelle morbida. Lei è “jeune et jolie”, ma non è l’enigma adolescenziale indagato dal regista nel film del 2013, in quanto “bella di giorno”, col sole in fronte, sovraesposta e autoreferenziale nel suo (auto)erotismo. Il mistero sta tutto nel rovesciamento in epilogo che mescola le acque e depista lo spettatore, costringendolo a doppie letture. Due film in uno Swimming Pool: prima metà meditativa ed esistenzialista, seconda metà virante in tonalità thriller con sorpresa finale, accattivante tanto nella mise en abyme, quanto nella liquidità psicologica delle due ninfe. Scritto come un giallo e analizzato in modo illogico da una mente logica (di Sarah), il racconto elimina il verosimile per concentrarsi sui rapporti interpersonali che riflettono, “a pelo d’acqua”, seduzioni segrete, frustrazioni senili e pulsioni irrefrenabili tra Eros e Thanatos.
Swimming Pool [Id., Francia 2003] REGIA François Ozon.
CAST Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier, Charles Dance, Marc Fayolle, Jean Marie Lamour.
SCENEGGIATURA Emmanuèle Bernheim, François Ozon. FOTOGRAFIA Yorick Le Saux.
MUSICHE Philippe Rombi.
Commedia/Thriller, durata 102 minuti.