SPECIALE FREDERICK WISEMAN
L’Arte ci guarda
Polo internazionale di cultura e socialità, macchina burocratica e attrazione turistica, sacrario della memoria sempre più aperto al presente: la National Gallery di Londra è il nuovo microcosmo istituzionale che Frederick Wiseman ha deciso di esplorare, confermando l’adagio wendersiano secondo cui, tra due immagini, c’è sempre un luogo, e dove esiste un luogo può ancora esistere il cinema.
Dopo At Berkeley, presentato al Festival di Venezia nell’anno del Leone d’Oro alla Carriera, National Gallery sembra spontaneamente configurarsi come un film dialettico, fatto di campi e controcampi, domande suggerite e risposte non urlate. La discrezione dello sguardo con cui Wiseman approccia il proprio lavoro non impedisce allo spettatore di individuare, fin dai primi minuti del film, una relazione profonda tra le opere esposte alla National Gallery e lo sguardo dei suoi visitatori: catturati e restituiti in momenti di attonita contemplazione – un uso molto semplice e molto puntuale dell’ottica lunga – gli umani del presente sono spesso isolati dalla massa museale, immersi piuttosto nell’esperienza personale dell’Arte. Non si tratta infatti soltanto di cultura e conoscenza, come precisa una guida al museo in uno dei tanti – bellissimi – discorsi aperti al pubblico che punteggiano il documentario: questa relazione si compie specialmente nella rielaborazione, personale e creativa, che lo spettatore può attuare di ciò che vede. È l’Arte con le sue indirette interpellazioni – alcuni ritratti del Cinquecento e Seicento divengono veri e propri primi piani cinematografici – ad affidarci una precisa eredità per il futuro: quella di un costante e fertile aggiornamento attraverso i nostri occhi e le nostre vite, rispettoso di ciò che è stato e senza vincoli per ciò che sarà. Proprio come nel restauro moderno, tanto impegnato e attivo quanto indiscutibilmente reversibile, consapevole, in un certo senso, della propria fallibilità: della nostra mortalità. Anche per questo National Gallery non è un esclusivo e generico omaggio alla conservazione dei beni culturali, ma piuttosto – e come spesso accade nei film di Wiseman – il riconoscimento di uno status di intrinseca dignità a tutto il quotidiano lavorio umano che compone il quadro di un mondo, per poterlo migliorare, per mantenere vivo il suo significato. Non esiste un vero impianto, nel film di Wiseman, ma accostamenti equipollenti di immagini e presenze che testimoniano un passaggio. Come per i versi e le parole di una poesia, il senso profondo rimane tra gli interstizi, al di fuori di strutture e linguaggi: nel taglio di montaggio che separa il particolare di un dipinto dagli occhi di un uomo.
National Gallery [Id., USA/Francia/Gran Bretagna 2014] REGIA Frederick Wiseman.
SOGGETTO Frederick Wiseman. MONTAGGIO Frederick Wiseman.
Documentario, durata 180 minuti.