SPECIALE FREDERICK WISEMAN
Se voi foste il giudice
“Puoi esprimere tre desideri. Cosa chiederesti?”, “Che tutti credessero in Dio, che tutti andassero in Chiesa… E avere ancora tre desideri”. Nella Corte di Shelby County in Tennessee, si giudicano soggetti alquanto speciali. Non tanto per i crimini imputati, quanto perché in bilico precario tra l’età dell’innocenza, inconsapevole se non proprio spensierata, e un sistema di diritti e sanzioni molto più incline a prendersi sul serio.
Juvenile Court, settimo lungometraggio di Frederick Wiseman, mostra la routine del Tribunale dei Minori alla corte del giudice Kenneth A. Turner. I casi che si succedono davanti alla macchina da presa, tra il febbraio e il marzo del ‘73, abbracciano un ventaglio di micro-criminalità che spazia dalla rapina alla prostituzione passando per droga e molestie sessuali. Accuse di un mondo adulto che i ragazzi sembrano conoscere loro malgrado e del quale accolgono il giudizio, ora rassegnati, ora con disperazione. Non sempre è chiara la colpevolezza – e Wiseman si guarda bene dal suggerirla – ma anche quando il reato è lampante è difficile non farsi domande davanti a rei che sono, al contempo, vittime acerbe del loro ambiente. Per molti versi in continuità con High School (1968), Juvenile Court mostra un sistema di adulti che forgia altri adulti conformi al sistema e lo fa in nome di una democrazia tutt’altro che priva di contraddizioni. L’imprinting di dogmi imposti ai ragazzi e il sistema di valori con cui li soppesa emergono spontaneamente nella loro ambiguità davanti allo sguardo apparentemente neutro della cinepresa. “Documentaries are a form of fiction”, ci ricorda lo stesso regista, ma nella presenza discreta e impassibile, nel bianco e nero sfumato di grigi, nessun commento ci viene in aiuto, indirizzando il pensiero o l’opinione. Al solito, Wiseman si limita a mostrare, rivelando la realtà complessa di una società nel riflesso sfaccettato delle sue istituzioni. Un’imparzialità resa parziale dal montaggio che, se rifiuta l’eccesso di dramma, riesce a insinuarlo con la reticenza e nell’osservazione senza risposte destabilizza le certezze di un sistema che si vorrebbe infallibile. Le istituzioni non sono che persone, che sbagliano, si interrogano, tentennano, mentono, ma diventano ancora più mostruose quando smettono di farsi domande. Ecco perché il regista che scandaglia l’America non parla ma osserva in modo eloquente, non fornisce soluzioni ma interrogativi e ci mostra la realtà di una Corte senza alcun commento esplicito, ma un “giudicate voi” carico di scomoda responsabilità.
Juvenile Court [Id., USA 1973] REGIA Frederick Wiseman.
SOGGETTO Frederick Wiseman. FOTOGRAFIA William Brayne.
Documentario, durata 144 minuti.