SPECIALE INEDITI – FAMOSI IN COREA!
Il mostro fuori
The Host si potrebbe raccontare così: un mostro, nato dall’incontrollato smaltimento di formaldeide nel fiume Han, semina il panico tra la popolazione.
Una famiglia di venditori ambulanti d’alimenti, che più disastrata non potrebbe essere, in barba a tutti i controlli e misure di quarantena delle autorità sudcoreane e statunitensi, inizierà una rocambolesca caccia al mostro per riuscire a recuperare l’unica componente che faceva esistere un minimo di equilibrio famigliare, la figlia del tonto e narcolettico Gang-Doo, la piccola Hyun-Seo catturata dalla creatura durante il primo avvistamento. La particolarità in The Host è che la sua sinossi potrebbe esser raccontata in modi estremamente differenti senza per questo cambiarne ovviamente gli accadimenti, perché a mutare la sostanza in continuazione è il registro. Inizia come un monster movie, bilanciato sia nella componente fantascientifica che in quella horror, ma non si nega un tono comedy, provocato dal gruppo di disperati convinti a imbarcarsi in un’avventura al limite dell’impossibile, ma allo stesso non si dimentica del registro drammatico, necessario affinché il riscatto personale dei loser abbia consistenza e possa assumere i contorni anche di riscatto sociale, entrando a pieno titolo nel campo della satira politica, nonché in quello della denuncia. Bong Joon-Ho può esser riassunto con questa disanima, perché la multigenia del suo cinema ne fa un regista mutante, Snowpiercer ne è ulteriore prova. Un cinema principalmente d’intrattenimento confezionato con maestria, costruito principalmente sulla suspense (l’ineluttabile prolungamento dell’attesa della creatura in The Host è una diretta derivazione di quella spielbergiana di Jurassic park), che gioca solo in superficie con il genere, ma rintraccia inquietudini sociali. The Host si vorrebbe rappresentare come una pellicola genuinamente sintomatica, un film che nella sua accezione di consumo trascina con sé, ma quasi nascondendone l’importanza, le inquietudini e diffidenze esistenti tra la Sud Corea e “l’ospite” alleato nordamericano. Un cinema con il senso dello spettacolo che vuole essere specchio di timori societari, ma senza clamori vuole essere sintomo di un imbarazzo nella gestione delle due autorità – quella sudcoreana e statunitense appunto – non si sa quanto una sottoposta all’altra, che fa di The Host un film politico che allontana la retorica della metafora, al contrario di Snowpiercer. Un monster movie in cui a nascondersi non è il mostro, ma le implicazioni politiche che esso suscita.
The Host [Gwoemul, Corea del Sud 2006] REGIA Bong Joon-Ho.
CAST Song Kang-Ho, Byeon Hie-Bong, Park Hae-Il, Bae Doona, Ko Ah-Sung.
SCENEGGIATURA Bong Joon-Ho, Won-Jun Ha, Chul-Hyun Baek. FOTOGRAFIA Kim Hyung-Ku. MUSICHE Lee Byoung-Woo.
Fantascienza, durata 119 minuti.