SPECIALE WIM WENDERS
Centro di gravità permanente
Il tempo che scorre inesorabilmente, ma anche inutilmente per chi ha perso il proprio centro esistenziale come Finn, rinomato fotografo. Sembra quasi essere il colmo, lui che ha sempre avuto il potere di arrestare la corsa del tempo attraverso i suoi scatti, adesso non riesce più ad afferrarne il senso indistinguibile, tutto è uguale, un secondo, un minuto, un’ora, il sogno e la realtà. Si addormenta spesso e facilmente sovrapponendo i diversi piani, quasi come se il dormiveglia fosse una intersecazione temporale necessaria alla propria vita.
Palermo Shooting è anche un misterioso arciere incappucciato magicamente che inizierà a perseguitare Finn, il volto della Morte, e l’estenuante ricerca di controllo del fotografo sulle proprie opere, come se le stesse fossero solamente la base da cui partire per diventare frutto arbitrario di un immaginario realisticamente frammentario e indefinito. È come se Antonius Block de Il settimo sigillo incontrasse Thomas il protagonista di Blow Up, però nella sua versione digitale e speculare ossessionato allo stesso modo del dettaglio, ma non di quello presente come traccia sul fotogramma, ma di quello da aggiungere. Wim Wenders, non senza problemi di didascalismo, parla di morte e del tempo perduto, dell’arte nell’era digitale e di come la traccia del tempo sia vana di fronte a esso. Tutto ciò per alterare il centro di gravità esistenziale di Finn mostrandone, in alcuni frammenti, il mondo sottosopra come se tutto fosse capovolgibile, tanto quanto l’obiettivo di una macchina fotografica. La testimonianza dell’arte fotografica, che è anche quella cinematografica, va sempre più a perdersi; e in Palermo Shooting, contraddittoriamente, per dire ciò l’uso degli effetti digitali non viene risparmiato. Ma la sostanza dell’immagine forse è l’unico elemento a non esser messo in discussione fino in fondo da Wenders, per ricercare invece più propriamente il contenuto della stessa. E questo probabilmente è il limite maggiore di Palermo Shooting: ricercare tanto affannosamente la creazione del significato attraverso la messa compositiva dell’immagine al contrario non ne fa raggiungere una coerenza. Per intenderci tutte le invenzioni visive, l’uso virtuosistico della luce fotografica e l’unione di diverse arti, dall’architettura alla rappresentazione teatrale fino alla pittura, si perdono nella ricerca spettatoriale di un senso comune. Per questo probabilmente è facile fraintendere Palermo Shooting e vederlo come un’anacronistica opera in difesa dell’analogico, ma piuttosto dev’essere vista alla luce di una pellicola gemella dello stesso Wenders, Il sale della terra, sulla ricerca dell’arte fotografica e residuale di un’umanità di Sebastião Salgado. Per questo la fotografia necessita di rimanere sostanza della testimonianza, centro gravitazionale permanente della memoria.
Palermo Shooting [id., USA 2008] REGIA Wim Wenders.
CAST Campino, Giovanna Mezzogiorno, Dennis Hopper, Inga Busch.
SCENEGGIATURA Wim Wenders, Norman Ohler. FOTOGRAFIA Franz Lustig. MUSICHE Irmin Schmidt.
Fantastico, durata 124 minuti.