Cinquanta sfumature di gregge
Intraprendente, carismatica, geniale ed estremamente intelligente. Trattasi di Shaun, una pecora che letteralmente “non segue il gregge” guidandolo al contrario attraverso avventure eccezionali e spericolatissime. Anche per chi fosse a totale digiuno della serie animata britannica (120 episodi della durata di 7 minuti l’uno, prodotti a partire dal 2007), il passaggio al cinema risulterebbe rapido e indolore.
Ci vuole poco per conoscere – e amare – i componenti della fattoria Mossybottom: dal sopraccitato Shaun al resto del gruppo ovino formato da Hazel, Nuts, Shirley e Timmy, passando per il tollerante cane da pastore Bitzer e per i disordinati maiali, fino ovviamente al pacioso fattore, spesso (suo malgrado) protagonista di scorribande slapstick degne del miglior cinema muto. È praticamente impossibile al contrario non aver mai avuto a che fare con lo stile e la tecnica che caratterizzano Shaun: la claymation utilizzata (personaggi di plastilina animati in stop motion) è la stessa di Galline in fuga (2000), Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro (2005), Pirati! Briganti da strapazzo (2012). Tutti prodotti dello studio Aardman, di cui citiamo ancora volentieri il videoclip di culto Sledgehammer di Peter Gabriel e il cortometraggio vincitore di un Oscar Una tosatura perfetta (1995). Più relegati allo sfondo Giù per il tubo (2006) e Il figlio di Babbo Natale (2011), che passano apertamente all’animazione digitale perdendo lo spirito delicatamente “materico” degli originali. Può sembrare una questione di lana caprina (ehm… si perdoni il gioco di parole), ma per apprezzare appieno lo humour irresistibile e il nonsense delirante degli avvenimenti che si susseguono è necessario anche comprenderne l’artigianalità di fondo, che riduce la distanza con lo spettatore rispetto alla asettica e inattaccabile computer grafica. Questa Vita da pecora trasposta al cinema è un “ritorno al futuro” che riduce al minimo i compromessi e crea di continuo un legame empatico con chi guarda, grande o piccolo che sia. A partire dalla mancanza di dialoghi, sostituiti da un campionario di versi e mormorii anarchici e trascinanti, capaci di dare senso e persino intenerire, ammaliare, commuovere (come già successo nel recente Minuscule). Ma dietro all’attrazione visiva c’è molto di più: una sceneggiatura coerente e ritmata ad esempio (caratteristica che molti film live action non possono permettersi), la cinefilia squisita delle citazioni (e qua si passa da Mars Attacks! a Il silenzio degli innocenti), la critica alla “modernità” coatta dei social network e più in generale delle mode passeggere. In estrema sintesi: lasciate perdere le prurigini da romanzetto d’appendice di Cinquanta sfumature di grigio, davvero; nella sala accanto c’è Shaun, vita da pecora – Il film.
Shaun, vita da pecora – Il film [Shaun the Sheep Movie, Gran Bretagna/Francia 2015] REGIA Richard Starzak, Mark Burton.
SCENEGGIATURA Richard Starzak, Mark Burton (tratta dalla serie animata Shaun, vita da pecora di Nick Park). FOTOGRAFIA Charles Copping, Dave Alex Riddett. MUSICHE Ilan Eshkeri.
Animazione, durata 85 minuti.