SPECIALE JAZZ AL CINEMA
Il magico accordo
Dopo i successi di Mean Streets, Alice non abita più qui e Taxi Driver, per un regista affermato come Martin Scorsese New York, New York rappresenta la prima vera incursione nel mondo hollywoodiano, non solo sul piano simbolico.
Il film è certamente un omaggio alla Hollywood che fu, nonché un confronto ravvicinato con un genere classico del cinema americano, ma nasce anche da un importante investimento economico, il primo così cospicuo per un film del regista nato, e cresciuto artisticamente, nella Grande Mela. Questa operazione, come spesso accade per il dispetto di una sorte avversa a certe imprese finanziarie, si rivelerà un fiasco negli incassi, causando un aggravarsi dei problemi legati alla depressione che tormentava Scorsese in quel periodo e che, secondo le testimonianze di chi aveva lavorato con lui, erano già tangibili sul set del film. La casa di produzione United Artists invece gestirà il colpo infertole dal botteghino senza particolari drammi, dopo il contemporaneo, e questo sì inaspettato, successo di Rocky. Storie di rivincite, di successi e di cadute, raccontate negli anni Settanta segnati dal disincanto verso quel sogno americano che Rocky rilancia, al contrario del musical di Scorsese dove appare anacronistico, avvolto da una palpabile malinconia, se non addirittura pericoloso nella sua equivocità. In New York, New York, che per il modo in cui tratteggia la realtà dello show-business (musicale o sportivo) rima più con Toro Scatenato che con il film di Sylvester Stallone, successo e felicità sembrano incontrarsi a fatica, dove c’è uno è assente l’altra. “Il magico accordo” di cui parla il sassofonista Robert De Niro alla cantante Liza Minnelli, dopo l’estenuante prima scena di corteggiamento, non ha a che fare con l’intreccio tra due cuori, con una fusione di intenti tra strumenti diversi che si uniscono appunto in un unico accordo, ma si riferisce all’aspirazione egocentrica di coordinare tra loro esigenze personali (“il lavoro dei sogni”, “la donna giusta”) senza rinunciare a quella sensazione di totalità che per convenzione definiamo successo. Storia d’amore incompiuta quindi, e all’insegna della nostalgia, perché impossibile da compiersi già nelle sue premesse, anzi ridotta allo sterile corteggiamento romantico a suon di musica di un sogno che prima o poi si dissolverà tra le luci della ribalta.
New York, New York [id., USA 1977] REGIA Martin Scorsese.
CAST Robert De Niro, Liza Minnelli, Lionel Stander, Barry Primus.
SCENEGGIATURA Earl Mac Rauch, Mardik Martin. FOTOGRAFIA László Kovács. MUSICHE Fred Ebb, John Kander.
Musical, durata 162 minuti.