SPECIALE PITTORI E PITTURA SU CELLULOIDE
Il segreto di Rembrandt
Forse non tutti sanno che ne La ronda di notte di Rembrandt si celerebbero parecchi misteri. Più di cinquanta, a sentir Peter Greenaway, che al pittore olandese e alla sua tela ha dedicato Nightwatching nel 2007.
Cogliendolo nel momento del suo massimo successo – l’artista era già celebre a 23 anni –, Greenaway ne mostra la caduta improvvisa, con una sua interpretazione personale dei torbidi retroscena che l’avrebbero innescata. Fiaccole incendiarie squarciano la tela dei titoli di testa, aprendosi come un sipario su qualcuno che soccombe a un gruppo di uomini inferociti. È teatro, sembra dire il palco. No, un tableau, suggerisce la scena. Invece è cinema, nella sua sintesi perfetta di linguaggi e suggestioni. Questa sola prima sequenza, che è insieme un prologo e un’overture, basterebbe a dar prova del raffinato gioco di codici che attraversano il film. Nella vicenda di un quadro concepito come un J’accuse, Greenaway riflette la rottura tra una società impaludata nell’apparenza, schiava dei ruoli e della posa, e un uomo che se ne fa beffe mettendola a nudo con la sua pittura. Un’arte che, nel caso del ritratto, è concepita dai committenti come strumento per incensarsi e in cui Rembrandt reintroduce la realtà, critica e inesorabile, di una denuncia. Dello stile dell’artista la regia richiama il connubio di realismo e simbolismo, con un uso drammatico della luce spiovente e una rappresentazione barocca dei soggetti smorzata da atteggiamenti del tutto naturali. Del teatro e della pittura, primo amore artistico del regista, il film fonde tecniche e rimandi. Non emulandoli in modo passivo, ma giocando con i linguaggi in funzione del cinema, dinamizzando i tableaux per mostrarne la carne, vivificando i ritratti per trasformarli in volti, come nell’a parte di Rembrandt che parla da dietro una natura morta con lo sguardo rivolto in camera. Un clamoroso lavoro di messa in scena che riflette ciò che Greenway fa con il personaggio, non l’artista divino e inarrivabile ma l’uomo imperfetto e tarchiatello che Freeman riveste di ulteriore umanità. A quell’uomo, più che al pittore, va l’ammirazione del regista, per i suoi valori più che per il talento, e lo conferma il fatto che quasi mai lo mostra nell’atto di dipingere. Piuttosto, la macchina da presa si muove in lento avvicinamento, approssimandosi alla realtà come indagandone il senso profondo, come Rembrandt con la società, come noi con la sua tela. E, davanti a questo sguardo, tutto galleggia in una bruma greve, trascinandosi sotto il peso dell’apparire e delle convenzioni. Le sole sequenze lievi sono quelle all’aperto che il pittore trascorre tra i suoi affetti, e che ricordano le scene rurali dell’ultimo periodo. L’esatto opposto del letto a baldacchino violato fin dall’incubo iniziale, tetro memento mori che accoglierà le spoglie della moglie e l’inizio della discesa.
Nightwatching – La ronda di notte [Nightwatching, Canada/Francia/Germania/Polonia/Olanda/Gran Bretagna 2007] REGIA Peter Greenaway.
CAST Martin Freeman, Emily Holmes, Eva Brithistle, Toby Jones.
SCENEGGIATURA Peter Greenaway. FOTOGRAFIA Reinier Van Brummelen. MUSICHE Wlodzimierz Pawlik.
Drammatico, durata 141 minuti.