SPECIALE PITTORI E PITTURA SU CELLULOIDE
“Hope the exit is joyful and never to return”
“Il 13 luglio 1954 è stato il giorno più tragico della mia vita. Avevo perso la mia Frida, che avrei amato per sempre”. Così il pittore messicano Diego Rivera saluta una delle più grandi artiste femminili, volto iconico e vagamente istrionico seppur portatore di un tormento senza fine.
Nel 2002 la cineasta di matrice teatrale Julie Taymor porta sul grande schermo Frida, trasposizione cinematografica dell’opera Frida: A Biography of Frida Kahlo, uscita nel 1983 per mano di Hayden Herrera. Frida è una vivace e brillante ragazza, legata alla famiglia e innamorata di un bel giovanotto. Il 17 settembre 1925 le redini della sua vita cambiano drasticamente rotta: l’autobus dove stava viaggiando subisce un pesante incidente e il corpo di Frida riporta gravissime ferite che la costringeranno a letto per svariati mesi. Ripresasi dal trauma e affinata la propria tecnica artistica, conosce Diego Rivera, con il quale inizia una lunga e travagliata storia d’amore. Nel cinema uno dei generi più ostici da affrontare per un regista è proprio il biografico. Necessaria in primis è la scelta di un focus narrativo, a causa dell’impossibilità naturalmente di raccontare ogni dettaglio. In agguato dietro l’angolo vi è poi il facile e pericoloso rischio di cadere in un mero racconto esopiano sul protagonista. Julie Taymor erige la storia d’amore tra la Kahlo e Rivera: se da un lato il racconto della carriera artistica della prima risulta offuscato dalla fama del pittore (il lavoro per Rockefeller a New York), dall’altro ci si ritrova faccia a faccia con una poetica e fantasiosa aderenza delle pose di Frida con i suoi quadri, perduti in un’atmosfera di realtà e irrealtà, vita e arte. Il risultato è un brillante collage dei suoi tratti caratteriali (la forza d’animo nonostante la sofferenza fisica), sociali/politici (la sua aderenza al comunismo, rea anche la compagnia di Rivera) e privati (i suoi numerosi flirt, tra cui Trotsky e cantanti parigine). A troneggiare tra questi ultimi sono le sofferenze dovute ai numerosi tradimenti del marito e all’impossibilità di diventare madre, a causa del corpo eccessivamente indebolito. Julie Taymor definisce la vita di Frida Khalo una “combinazione di estremi”: le infinite afflizioni fisiche e morali contro l’amore, l’arte, il sesso. “Frida’s artwork was an exorcism. She survived by transforming her emotional and physical pain into art”.
Frida [id., USA/Canada/Messico 2002] REGIA Julie Taymor.
CAST Salma Hayek, Alfred Molina, Geoffrey Rush, Antonio Banderas, Valeria Golino.
SCENEGGIATURA Clancy Sigal, Diane Lake, Gregory Nava, Anna Thomas. FOTOGRAFIA Amir Mokri. MUSICHE Elliot Goldenthal, Julie Taymor.
Biografico/Drammatico, durata 123 minuti.