SPECIALE JOHN BELUSHI
Testamenti mancati
Fortunatamente, I vicini di casa non è passato alla Storia del Cinema come il testamento di John Belushi. L’ultima prova da attore del talentuoso comedian statunitense di origine albanese è un film fiacco, sbilenco, privo di qualunque mordente.
Il solo modo per ingurgitare Neighbors è anzi proprio osservarne il contorno, la successione di eventi che ha portato ad un esito così strampalato. Tratta da un romanzo di Thomas Berger, l’opera di John G. Avildsen – il regista di Rocky, proprio lui – è uno show riservato ai fan della coppia Aykroyd-Belushi, e tutto sommato destinato a deludere anche loro. Leggenda vuole che il duo di The Blues Brothers abbia tenuto banco non solo all’interno della pellicola, ma anche al di fuori di essa: si narra di riprese disastrose e di un clima tesissimo, a causa dei continui dissapori fra Belushi e Avildsen; di uno script stravolto in corsa soprattutto da Aykroyd, al punto da portare lo sceneggiatore Larry Gelbart a proteste pubbliche per le pesanti manomissioni; di uno scambio di ruoli attuato all’ultimo momento dai due protagonisti, giusto per “vedere l’effetto che fa”. A ben guardare, è quest’ultimo forse l’unico “colpo di teatro” che rende la pellicola meritevole di una chance: nei panni del bolso impiegato Earl John Belushi offre un’interpretazione sottile e inattesa, restituendo a chi guarda un campionario di sfumature attoriali mai viste fino a quel momento. Lo stesso può dirsi per Dan Aykroyd, insolitamente inquietante nella mimesi con Vic, chioma bionda, lenti a contatto azzurre e una irrefrenabile tendenza allo squilibrio mentale. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un pasticcio grottesco e nonsense che pigia sulla comicità “di situazione” legando fra loro sketch discontinui e poco, molto poco riusciti. I vicini di casa crea persino disagio nello spettatore, una sofferenza che evidentemente si riflette nella difficoltà riscontrata da un regista “granitico” come Avildsen, incapace di contenere e inquadrare dei corpi comici così strabordanti. Se non altro, una visione di questo tipo lascia sul campo alcune riflessioni ovvie, evidenti. Su tutte la povertà “quantitativa” della carriera di Belushi, bloccata al palo di soli otto lungometraggi, la maggior parte dei quali incapace – Animal House compreso – di rendere giustizia ad un campione totale di demenzialità e carisma. Considerando che i suoi lavori successivi avrebbero dovuto essere Ghostbusters e Una poltrona per due (per i quali è stato sostituito rispettivamente da Bill Murray ed Eddie Murphy) si può tranquillamente affermare che in breve tempo nessuno si sarebbe più ricordato di I vicini di casa. Anzi, molto probabilmente oggi sarebbe menzionato quale passo falso all’interno di un percorso artistico di ben altro lignaggio.
I vicini di casa [Neighbors, USA 1981] REGIA John G. Avildsen.
CAST John Belushi, Dan Aykroyd, Cathy Moriarty, Kathryn Walker.
SCENEGGIATURA Larry Gelbart (tratta dal romanzo Neighbors di Thomas Berger). FOTOGRAFIA Gerald Hirschfeld. MUSICHE Bill Conti.
Commedia/Grottesco, durata 92 minuti.