SPECIALE JOHN BELUSHI
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All’origine del filone sboccato del college movie e manifesto generazionale della comicità statunitense, Animal House è il folgorante esordio del “moto perpetuo” John Belushi, prima della sua esplosione con The Blues Brothers e dopo i fasti satirici del Saturday Night Live.
Basterebbe un elenco delle cialtronerie goderecce del clan Delta capeggiato da John “Bluto” Belushi per descrivere il controcanto ideale, poco nostalgico e molto demenziale, di American Graffiti; uguali nel finale che proietta nel futuro i protagonisti, ma diversi nella rappresentazione della gioventù americana prima della guerra in Vietnam: quella ritratta da John Landis in Animal House persa nei bagordi di toga party, convegni distruttivi annegati da bionde in lattina, pupe patinate e scherzi da caserma, e l’altra, di George Lucas, peregrina e malinconica nella sua ultima notte giovane prima di affacciarsi all’età adulta. Come i Fab Four gli adolescenti di Lucas modulano il canto del cigno con melodia garbata e suadente, mentre il clan di Landis compone un’ode al disordine, scivolando sulle macerie dell’America bigotta “like a rolling stone”. Tra polveri effervescenti gettate in piscina, cadaveri trafugati dal reparto chirurgia e adeguatamente (ri)composti in sala mensa, fioriture di mutande ad Halloween e seguente esplosione di cessi in primavera, il film di John Landis sceneggiato, tra gli altri, da Harold Ramis, è l’abc del kitsch, il manuale del perfetto “funny animal”, qual è il fautore dell’otium più dissoluto, goliardico e irriverente, Mr. John Belushi. Con la sua mimica buffonesca, il viso stropicciato sempre pronto alla smorfia e la sua aria stralunata da matricola impenitente, è la mascotte del gruppo Delta, congrega goliardica al college Faber all’inizio degli anni Sessanta. In strenua lotta con il gruppo Omega, capeggiato da massoni in erba che incarnano il prossimo contraddittorio futuro dell’America del Vietnam, ne combinano di tutti i colori, dopo l’arrivo delle due matricole Larry e Kent. Al netto della semplificata trama che produce un mosaico di sketch e gag sfrontate, il significato più profondo del film è da rintracciare nella straordinaria capacità di capovolgere l’ordine costituito della società, dall’educazione scolastica paludata e austera, alla corruzione mafiosa delle istituzioni cittadine, mettendo in scena un carnevale boccaccesco che, partendo da una comicità bassa e clownesca, sovverte etica e morale di parrucconi perbenisti, rispettando in pieno l’etimologia del termine “divertire”: da “divertere”, far prendere un’altra direzione. Centrando in pieno i (tanti) bersagli, il gruppo Delta incarna il potere anarchico della ribellione che si erge contro il sistema settario (e autocratico) di una middle class allo sbando, producendo risate e preconizzando l’amarezza di un futuro incerto, del Vietnam dietro l’angolo e dell’imminente omicidio Kennedy.
Animal House [National Lampoon’s Animal House, USA 1978] REGIA John Landis.
CAST John Belushi, Tim Matheson, John Vernon, Verna Bloom, Tom Hulce.
SCENEGGIATURA Harold Ramis, Douglas Kenney, Chris Miller. FOTOGRAFIA Charles Correll.
MUSICHE Elmer Bernstein.
Commedia, durata 110 minuti.