“Era il figlio di Internet e il vecchio mondo l’ha ucciso”.
Tutti i bambini sognano di cambiare il mondo, qualcuno finisce col farlo davvero. È il caso di Aaron Swartz, ragazzo prodigio di Chicago, cui è dedicato il documentario di Brian Knappenberger.
The Internet’s Own Boy: The Story of Aaron Swartz è la storia di un bambino che a tre anni usa il computer, a 12 progetta l’antesignano di Wikipedia e dai 14 ai 19 anni partecipa allo sviluppo del sito Reddit, del Creative Commons e di OpenLibrary.org. A 26, muore suicida, pressato da un’indagine dell’FBI e da un processo per il quale rischia 35 anni di carcere e una multa da un milione di dollari. Qual è la colpa di Aaron? Ufficialmente, aver scaricato dal database JSTOR documenti accademici e scientifici per renderne pubblico il contenuto. Ma ben presto l’andamento del processo e l’atteggiamento persecutorio dell’FBI mettono in luce la necessità di fare del giovane un caso esemplare. Attivista dell’Open Access, convinto sostenitore di una cultura libera dalla lobby delle corporation, Aaron svolge un ruolo determinante nella bocciatura della legge SOPA (Stop Online Piracy Act) e diventa il punto di riferimento della battaglia contro la censura. Questa sua vocazione, unita al potenziale di una mente brillante, lo rendono lo spauracchio di un establishment politico arretrato e oscurantista, che definisce “nerd” gli esperti della Rete e teme gli hacker più ogni cosa. Il documentario di Knappenberger ne mette in luce l’inadeguatezza nelle immagini dei dibattiti trasmessi dai notiziari, insistendo, dall’altro lato, sull’uso repressivo della tecnologia da parte della polizia giudiziaria. Aaron Swartz incarna nel film quanto di puro c’è nella lotta al controllo, nell’affermazione delle libertà individuali e nella rivendicazione della conoscenza. Il “figlio della Rete”, presentato fin dalle prime immagini in precoce sintonia con il linguaggio informatico e come portavoce dei valori più democratici di Internet. Le interviste a parenti e amici, che includono nomi noti come il blogger Cory Doctorow e il co-inventore del world wide web Tim Berners-Lee, contribuiscono a restituire l’immagine di una mente geniale e di uno spirito incorruttibile. Ma, nonostante l’apologia senza smentite (l’MIT e il procuratore S. Heymann hanno rifiutato di intervenire), il film trasmette efficacemente la rabbia e lo sconcerto per la perdita di un ragazzo che domandava alla gente “Cosa è che dovresti fare, proprio in questo momento, per migliorare il mondo? E se non lo stai facendo, perché?”.
The Internet’s Own Boy: The Story of Aaron Swartz [Id., USA 2014] REGIA Brian Knappenberger.
CAST Aaron Swartz, Tim Berners-Lee, Cory Doctorow, Cindy Cohn, Lawrence Lessig.
SCENEGGIATURA Brian Knappenberger. FOTOGRAFIA Brian Knappenberger, Scott Sinkler, Lincoln Else. MUSICHE John Dragonetti.
Documentario, durata 120 minuti.