SPECIALE RIDLEY SCOTT
Roma, la grande meretrice
Vincitore di 5 premi Oscar, tra cui quello per il Miglior Film, Il gladiatore è stata una tappa decisiva sia per la carriera del regista Ridley Scott, che da quel momento si specializzerà in ricorrenti spettacolari ricostruzioni “storico”/mitologiche (con una predominanza di uno dei due termini a seconda dei casi), sia per quella dell’attore protagonista Russel Crowe nel ruolo che ha definitivamente consolidato la sua fama.
Criticato da molti perché, per fare un esempio tra i tanti, ha ricostruito Roma con un lago mai esistito e per altri ameni dettagli di questo tenore, il film è stato forse il primo a mettere in evidenza, in tutta la sua urgenza, la crescente incapacità, agli albori dei tempi dell’informazione e della cultura apparentemente sempre a portata di mano, di capire il senso di una narrazione e di distinguere tra rilettura mitologica e ricostruzione storica, tra rielaborazione anche consapevolmente fantasiosa e resoconto più veritiero. Anche sorvolando su questa collaterale ma non secondaria lettura sociologica, e fregandocene degli abiti che non erano esattamente quelli di una Roma Imperiale imprecisa a livello toponomastico, Il gladiatore rimane un film importante a prescindere dalla sua effettiva riuscita: è il simbolo, il precursore, di un certo tipo di blockbuster d’ambientazione storica che sfiora argomenti e riletture importanti e accattivanti con una confezione allo stesso tempo elegante e rabbiosa, a metà strada tra la solidità del mainstream storico alla moda di Spielberg e la “tamarraggine” di molti prodotti realizzati a cavallo dei due secoli. Il gladiatore emoziona e ricatta, coinvolge e banalizza, alterna momenti di grandezza visiva a personaggi e situazioni scarnificati nella loro ovvietà, salvo poi dare nella sequenza successiva agli stessi personaggi e situazioni sfumature più interessanti e approfondite, giocando continuamente con gli stereotipi e i cliché: alti e bassi di cui è inevitabile accorgersi a mente fredda terminata la visione, dato che Scott riesce nei 150 minuti a incollarti alla poltrona conquistandoti emotivamente e “a pelle”, innegabile pregio del film. In un certo senso il personaggio simbolo dell’opera e dei suoi saliscendi è, più che il protagonista, il villain Commodo: in un film che ha il suo fulcro tematico nel rapporto padre-figlio, vagheggiato, rimpianto o desiderato, e sulle conseguenze che questi rapporti hanno sui comportamenti dei personaggi, l’imperatore alterna momenti in cui è rappresentato come un imbecille monodimensionale ad altri in cui è forse l’unico ad avere una caratura tragica davvero compiuta.
Il gladiatore [The Gladiator, USA 2000] REGIA Ridley Scott.
CAST Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielsen, Richard Harris, Oliver Reed.
SCENEGGIATURA David Franzoni, John Logan. FOTOGRAFIA John Mathieson. MUSICHE Hans Zimmer.
Storico/Azione/Avventura, durata 149 minuti.