Panorama umano
Un parroco di provincia riceve la confessione di un fedele che rivela di aver subito per cinque anni abusi da parte di un prete. Visto che il colpevole è morto e che la Chiesa intera deve pagare le sue colpe, il misterioso confessante annuncia che ucciderà il parroco stesso, per sottrarre alla Chiesa uno dei suoi uomini migliori.
Ma intanto i problemi della comunità richiedono i servigi del religioso. L’Irlanda tutta entra nelle inquadrature di Calvary, dalle scogliere ai campi battuti dal vento, dalla religiosità a Brendan Gleeson. Eppure la forte identità culturale entra nel campo visivo in modo più sottile rispetto alla tradizione. L’ingerenza dei finanziamenti ricevuti dagli enti irlandesi si fa sentire soprattutto nello sfruttamento dell’abilità del fotografo nel comporre immagini da cartolina. Così, quindi, si crea un ottimo compromesso estetico, che coniuga necessità artistiche e politiche. Presentato a vari festival tra cui il Sundance e Berlino, il film si è affermato con la sua visività specifica ma anche grazie ad una vena d’ironia nera che attraversa tutto il lungometraggio. Niente di specifico è preso di mira, o meglio, entrano nel mirino tutti quegli stereotipi che per lungo tempo sono stati le colonne portanti della comicità europea. L’opposizione tra bianchi e neri (nel letto e nella vita), le crisi di mezza età e la costante allusione a presunte omosessualità diventano un ritornello variegato che scandisce la settimana narrata da Calvary. Grazie a questi escamotage, la storia da un lato procede evitando inopportune pesantezze, mentre dall’altro si scrolla di dosso ogni facile etichetta stereotipica. Non descrive la Chiesa giusta o quella sbagliata, semplicemente perché non ne parla, la sfrutta solo come espediente narrativo, riconducendo tutto quanto avviene alla natura umana ed alla sua varietà. Si potrebbe dire che il film di McDonagh, alla sua seconda collaborazione con Gleeson, fa confluire su di sé tutti i problemi e i temi topici di una certa letteratura, per poi non tanto scardinarli, quanto farci i conti irridendoli e facendo capire che, in fondo, siamo (quasi) tutti uomini. Pur affrontando tematiche inquietanti il film riesce a trattarle in modo non troppo melodrammatico, moderando i toni di qualunque estremismo possibile. In questo modo, però, non si esce mai da una melodia preconcepita, ci si sottrae all’impressione della memoria, che arriva solo grazie ad alcuni dettagli macchiettistici del tutto secondari. Anche la narrazione finisce col sottrarsi all’intelligibilità, sopraffatta com’è dalla descrizione del panorama umano. Calvary è un film irriverente e coraggioso, encomiabile anche se non sempre riuscito.
Calvary [Irlanda/Gran Bretagna 2014] REGIA John Michael McDonagh.
CAST Brendan Gleeson, Chris O’Dowd, Kelly Reilly, Aidan Gillen, Dylan Moran.
SCENEGGIATURA John Michael McDonagh. FOTOGRAFIA Larry Smith. MUSICHE Patrick Cassidy.
Drammatico, durata 102 minuti.