SPECIALE RIDLEY SCOTT
Orrore nello spazio
Era il 1979 quando Ridley Scott firmava la regia di Alien e rinnovava in un sol colpo l’intero immaginario fantascientifico. Già nel titolo semplice ma evocativo è racchiuso lo straniamento e il terrore per tutto ciò che risulta irrazionale, estraneo, mostruoso, alieno appunto.
Bastano i pochi minuti iniziali, in cui scrutiamo lentamente le sale comando e i corridoi deserti di un’astronave apparentemente abbandonata, a farci percepire l’orrore. Quell’orrore che avrebbe aperto al genere una nuova strada da percorrere. L’incontro con il pianeta sconosciuto da cui proviene il segnale che risveglia l’equipe della Nostromo dall’ipersonno, sarà solo l’inizio della più agghiacciante avventura spaziale sino ad allora concepita per il grande schermo. Ma dove risiede la chiave del successo di Alien? Il primo aspetto distintivo è certamente la sorprendente abilità registica di Scott, che alla sua seconda opera sfoggia già un carattere ed una personalità da grande autore, capace di trasformare un soggetto non particolarmente innovativo in un’esperienza visiva ed emotiva incredibilmente originale e unica. Il suo più importante merito è stato forse quello di creare una perfetta ibridazione di generi in cui la fantascienza sposa felicemente horror, action e thriller, rielaborando le influenze stilistiche tanto da dar vita ad un creativa fusione tra 2001: Odissea nello spazio – imprescindibile termine di confronto – e Non aprite quella porta – esempio di horror insuperato, a detta del cineasta britannico. Il risultato è una tensione tangibile realmente ricreata su di un imponente set, cupo e asfissiante, i cui corridoi e cunicoli assieme al fumo impiegato in abbondanza e alle temperature elevate accentuarono il senso di disorientamento ed oppressione del cast, ottenuto non senza fatica ma profondamente realistico e coinvolgente. Una nuova formula dunque, di indiscusso successo e pienamente riuscita grazie alla spiccata visionarietà di Scott, che esplicita tutte le sue futuristiche fascinazioni debitrici delle illustrazioni di Métal Hurlant e dell’opera di Moebius, disegnando gli storyboard nei minimi dettagli e fornendo così un punto di partenza preziosissimo per la creazione dell’intero universo di Alien. Ma l’altro fondamentale elemento che ha permesso al film di evitare il possibile destino da b-movie è stato l’ineguagliabile livello artistico raggiunto da tutto lo staff, una vera e propria factory che ha coadiuvato il lavoro di Scott. Dall’aspetto grafico curato da Ron Cobb e Chriss Foss, ideatori degli interni e degli esterni delle astronavi, all’imprescindibile H.R. Giger, creatore del pianeta alieno e padre della mostruosa creatura, fino ai set di rottami modellati da Roger Christians e al gran lavoro sul sonoro e sulle musiche di Jerry Goldsmith. Un esempio impressionante di sinergia tra industria e artigianato che fa di Alien una grande lezione di cinema in tutte le sue fasi, valida ancora oggi dopo quasi quarant’anni.
Alien [id., Gran Bretagna/USA 1979] REGIA Ridley Scott.
CAST Sigourney Weaver, Ian Holm, Yaphet Kotto, Harry Dean Stanton, John Hurt.
SCENEGGIATURA Dan O’Bannon. FOTOGRAFIA Derek Vanlint. MUSICHE Jerry Goldsmith.
Horror/Fantascienza, durata 117 minuti.