Fantascienza da camera
Tutto ruota intorno a un gatto (di Schrödinger) e a un campione di umanità medio-borghese “inscatolata” in un appartamento. Il risultato è un onesto thriller da camera in salsa fantascientifica con poche distorsioni narrative e molti contorcimenti quantistici.
Alla vigilia del passaggio di una cometa, otto amici si ritrovano a casa di uno di loro per una cena fra intimi. Durante la serata si discute di situazioni rimaste in sospeso, di mezze verità e del feng shui, di amenità varie e dello straordinario transito di una cometa visibile in cielo a occhio nudo che sbalordisce gli astanti. Il banchetto si trasforma ben presto in una surreale “cena tra Doppelgänger”, in seguito a una strana anomalia dei telefoni cellulari e ad un inaspettato black out causato dal corpo astrale. Fondendo con stile sobrio (camera a mano da indagine documentaristica) e asciuttezza di forma (l’unica location è quella domestica) la tradizione soft sci-fi col thriller intimista, James Ward esplora un territorio non troppo battuto dal cinema mainstream di genere, troppo occupato, di questi tempi, in continui riciclaggi in p.o.v. e found footage. Dimenticate dunque foschi scenari, oscurità avvolgenti e mockumentary da “spavento facile” perché la regia cristallina ricrea, senza ricorrere ad artifici formali, una disadorna e straniante scena da “teatro dell’assurdo”, tra Pirandello e Brecht. Unica variante rispetto alla consolidata tradizione del doppio teatrale è il motore della vicenda, rappresentato da uno sgangherato (e per questo ancora più accattivante) intreccio tra fisica quantistica e teoria della decoerenza quantica. Naturalmente il precipitare degli eventi, non correlato a nessun “effetto Tunguska”, si snoda seguendo una trama lineare, forse non troppo coerente nei successivi sviluppi, ma adeguatamente bilanciata da una buona suspense e da “sorprese” narrative non banali anche se non così straordinarie da far gridare al miracolo. Nell’economia del racconto, ritratto quotidiano di una borghesia impietrita alle prese con una situazione “ai confini della realtà”, giova di sicuro l’assenza di flashback, ellissi e digressioni, che non avrebbero fatto altro che appesantire il plot rendendolo indigesto. Intenzione del regista infatti, non è quella di scioccare lo spettatore con spettacolarizzazioni a buon mercato, ma di accompagnarlo in un dramma claustrofobico fra le quattro mura domestiche. Più psicologico che logico, Coherence fila via spedito e, nonostante qualche evidente “calo di tensione”, può definirsi un buon esempio di fantascienza da camera.
Coherence [Id., USA 2013] REGIA James Ward Byrkit.
CAST Emily Baldoni, Maury Sterling, Nicholas Brendon, Elizabeth Gracen, Alex Manugian.
SCENEGGIATURA James Ward Byrkit. FOTOGRAFIA Nic Sadler. MUSICHE Kristin Ohrn Dyrud.
Fantascienza, durata 89 minuti.