Espiazione e vendetta
L’espiazione e la vendetta: sono questi i due temi cardine di Montage, poliziesco coreano diretto nel 2013 da Jeong Keun-Seob e rimasto inedito nel nostro paese, che ha come protagonisti un detective che si ritrova con la possibilità di scovare il responsabile del rapimento, e della morte, di una bambina avvenuta quindici anni prima, sempre sfuggitogli e salvato dalla prescrizione, e la madre della giovanissima vittima, la quale non intende affatto abbandonare la speranza di trovare il colpevole.
Le ossessioni dei due porteranno ad una serie di colpi di scena, e all’inevitabile catarsi di chi ha avuto a che fare con la drammatica e mai sepolta vicenda, tutti colpiti da una sorta di “pena del contrappasso”. In mezzo a tanti film in nessun modo distribuiti nel nostro paese per i quali è opportuno rammaricarsi della loro condizione e che conviene recuperare in qualche modo, in questo caso la fetta di pubblico italiana più curiosa non si perde granché. Non che il film sia realmente e totalmente “brutto”, ma vive di una medietà che, svanito – e svanisce in fretta – il coinvolgimento causato dai colpi di scena e dall’inevitabile e classico desiderio di scoprire il colpevole, non lascia più motivi d’interesse. Tematiche e personaggi stereotipati e già visti per i quali non si aggiunge nulla di nuovo, una mano registica professionale e fredda, e una sceneggiatura che aggiunge colpi di scena con il pilota automatico; manca anche quella fedeltà ai canoni coreani che può conquistare il pubblico di appassionati di quel cinema, dato che molte atmosfere e certe caratteristiche dell’intreccio ricordano piuttosto un prodotto statunitense. Insomma, si tratta del classico film più o meno dignitoso, onesto quanto vacuo e che sparisce dai ricordi e dalla mente dello spettatore in fretta, con l’effetto dell’acqua versata su una superfice di marmo. Il noir e il poliziesco sono sì generi che spesso, forse più di altri, si sono basati sul recupero e sulle nuove letture di stereotipi e convenzioni di vario tipo, riuscendo a rinnovarle e a renderle di nuovo emblematiche: in questo caso (ma forse non era intenzione di regista e sceneggiatori), il nodo degli stereotipi e delle convenzioni rimane troppo stretto, e non permette al film di staccarsi dal magma della medietà sterile.
Montage [Mong-ta-ju, Corea del Sud 2013] REGIA Jeong Keun-Seob.
CAST Uhm Jeong-Hwa, Kim Sang-Kyung, Song Young-Chang, Jo Hee-Bong, Park Chul-Min.
SCENEGGIATURA Jeong Keun-Seob. FOTOGRAFIA Lee Johg-Yeol. MUSICHE Koo Ja-Wan, Ahn Hyeon-Jin.
Poliziesco, durata 120 minuti.