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Tornare adolescenti
Due professionisti televisivi, grazie al successo della loro trasmissione, ottengono un’intervista con il dittatore nordcoreano Kim Jung-un. La notizia arriva alle orecchie dei Servizi Segreti statunitensi che cercheranno di sfruttare l’occasione a proprio vantaggio.
La crisi diplomatica provocata negli ultimi giorni da The Interview è ormai nota a tutti. Il polverone mediatico ha prodotto una delle più grandi operazioni promozionali di sempre e, pur stravolgendo le strategie di distribuzione, è riuscito ad incuriosire un pubblico altrimenti irraggiungibile. Probabilmente, quanto sceneggiato e diretto da Seth Rogen e Evan Goldberg non aveva nessuna intenzione di diventare un caso politico internazionale. Le mire del film sono rivolte, piuttosto, a quei meccanismi mediatici che guidano la vita “di massa” di personaggi ed avvenimenti. La riflessione parodica su tutto quel mondo si riflette in uno stile demenziale esteticamente sofisticato, che parla (o pretende di parlare) della costruzione di un’immagine di qualcosa o qualcuno al di fuori di sé, soprattutto nel momento di maggiore crisi per la propria reputazione. Non è un caso, infatti, che a comparire sullo schermo siano personaggi come Eminem e lo stesso James Franco, che ultimamente hanno dovuto reinventare la loro immagine in funzione delle evoluzioni mediatiche. Chissà se è proprio questo attacco all’immagine – quella divinizzata su cui si fonda la leadership del dittatore – ad averlo impaurito e mandato su tutte le furie. Di sicuro, guardando ai precedenti, nessuno aveva mai osato ritrarre con tanta (realistica) irriverenza un nemico da poco salito al potere. Ma a differenza di quanto avevano fatto gli autori di South Park, con l’altrettanto insolente Team America World Police, possiamo vedere che c’è poca politica e solo molta comicità demenziale nelle sequenze di The Interview, in cui cultura popolare di ogni livello e stereotipi cinematografici si incontrano ed esplodono in un fuoco d’artificio, in pieno stile Katy Perry. In altre parole, tanto fumo è stato prodotto da un film che, in fondo, pur avendo scelto un personaggio pericoloso su cui scherzare, non ha niente di nuovo da dire. Se non passerà alla storia per aver provocato la terza guerra mondiale, potrete sedervi davanti allo schermo, con bibite e pop corn, e godervelo riportando alla luce il tredicenne ridanciano nascosto in voi. La portata dell’operazione, di fatto, si riduce ad una cavalcata di stereotipi che oscillano tra la crudeltà ingiustificata e il buonismo più comune. In fin dei conti, dovendo dare un giudizio decontestualizzato dagli avvenimenti, il posto di The Interview si trova in mezzo a quelle commedie divertenti – per chi si accontenta di una demenzialità superficiale – e apprezzabili da un punto di vista squisitamente compiaciuto. Vale a dire che i lati positivi si rilevano soprattutto in quelle operazioni messe in pratica sulle immagini individuali dei personaggi che compaiono nella diegesi.
The Interview [id., USA 2014] REGIA Evan Goldberg, Seth Rogen.
CAST Seth Rogen, James Franco, Randall Park, Lizzy Caplan.
SCENEGGIATURA Evan Goldberg, Seth Rogen, James Weaver. FOTOGRAFIA Brandon Trost. MUSICHE Henry Jackman.
Comico, durata 112 minuti.