SPECIALE MILANO DA RIDERE
“Ti devo dire due parole d’amore, due parole che escono dal cuore…”
Leggero, tenero, poetico, questo è Uomo d’acqua dolce, il primo film da regista di Antonio Albanese che arriva alla macchina da presa l’anno in cui interpreta anche il suo primo ruolo drammatico in Vesna va veloce.
L’attore, nato sul palco dello Zelig, è con Mai dire gol che ottiene il vero successo indossando le maschere di Epifanio, Pier Piero e Frengo solo per citarne alcune. Il punto di forza della comicità di Albanese è il suo essere uomo qualunque, l’essere capace di mostrare fragilità e “brutture” umane senza severità. Nella comicità meneghina, agitata dalla forza comica di Paolo Rossi o dalla “pelata” corrosiva di Claudio Bisio, Albanese porta monologhi struggenti e malinconici usando perfettamente corpo, gesti e mimica facciale, un unicum nel panorama italiano e lo si capisce ancor di più con Uomo d’acqua dolce. Cinque anni prima era uscito da casa per comprare i “funghetti” per la moglie Beatrice/Valeria Milillo, ma a causa di una caduta perde la memoria e ora ritorna e bussa alla porta. Il tempo è passato, ma è ancora colmo d’amore. Il personaggio incarnato da Albanese è un professore di storia, un po’ folle e naif, rumorista e cabarettista, quasi una marionetta nel suo incedere nella vita. Combatte i “cattivi”, sogna e vuole raggiungere ciò che ama, ascolta e vede profondamente. Quando balla come un indemoniato o confessa i suoi sentimenti sorridiamo ma, nello stesso tempo, abbiamo una stretta al cuore e vorremmo abbracciarlo come si fa con un amico. Piace e conquista di Albanese il fatto che non teme nulla, è fedele a se stesso portando nei personaggi una comicità surreale e lunare. C’è “passione, amore, sogno” – così dice Albanese in un monologo di Psicoparty (Epifanio e i sogni) – in questo ruolo che trae ispirazione dalla figura di Epifanio, ampliandola: tono della voce, postura, “arricciamento” della bocca, parole – si pensi al delicatissimo monologo dei colori, che nel film diventa dialogo con la figlioletta. Bianco, rosso, azzurro, grigio: si sta dietro ai colori con Antonio Albanese e se ne capisce l’essenza, e l’assenza della parola viene riempita dal corpo che si espande accendendo il sorriso. Come una sorta di Don Chisciotte anche Antonio ha la sua Dulcinea e vuole riconquistarla e, in questa singolar tenzone, si scontra con Goffredo/Antonio Petrocelli – godibilissimo lo sketch del concerto del nuovo marito di Beatrice, concerto in cui il professore si muove e “respira” a tempo di musica. Quello di Albanese non sfigura messo a confronto con molti altri film di genere, sia perché l’opera dell’attore è sui generis, sia perché la statura comica è talmente tanto coinvolgente da trascendere i tempi. Uomo d’acqua dolce è un film semplice, costruito su una struttura anch’essa semplice, ma conquista proprio per questo.
Uomo d’acqua dolce [Italia 1996] REGIA Antonio Albanese.
CAST Antonio Albanese, Valeria Milillo, Antonio Petrocelli, Sara Anticoli.
SCENEGGIATURA Antonio Albanese, Vincenzo Cerami. FOTOGRAFIA Massimo Pau. MUSICHE Nicola Piovani.
Commedia, durata 90 minuti.