SPECIALE MILANO DA RIDERE
Cinema-TV
Cinema paratelevisivo, che fa della forma breve e del singolo sketch paradigma comico, così è stato concepito Tutti gli uomini del deficiente dalla Gialappa’s band, trasformando i loro format televisivi in un film.
Trattando il cyberpunk con una certa esilità, c’è uno sguardo verso qualcosa che ancora non si conosceva bene: i videogiochi e internet sono più ornamenti che contenuto vero e proprio, e in ciò si mostrava tutta l’indole di una certa milanesità che voleva – e vuole – esser sempre da apripista alla contemporaneità nell’influenza culturale del Paese. Ma in Tutti gli uomini del deficiente, Milano compare soprattutto con le sue popolari figure mediatiche, la città in sé non si vede mai data la teorica natura on the road del film, perché prima ancora dell’ammucchiata di comici del Mai dire… ci sono Mentana e Sposini (che nonostante in quel momento stesse lavorando al TG1 il suo volto era ancora legato al TG5), Cristina Parodi, Alessia Marcuzzi e la dottoressa Giò, cioè Barbara D’Urso, tutte figure che si accalcavano nel palinsesto della televisione milanese. Proprio in questo Tutti gli uomini del deficiente è un film paratelevisivo, non solo nell’ideazione semantica ma più propriamente nella sua riconoscibilità, tanto che potrebbe dare quasi fastidio, ma l’assioma che si crea guardando indietro quegli anni è che Milano nel cinema si lega alla TV generalista. Il flebile spunto narrativo, che porta i protagonisti a una gara per ereditare l’impero mediale del vecchio deficiente Leone Stella, è un semplice espediente per raccogliere più comici possibile come lo stesso è il pretesto per mantenere le voci sarcastiche della Giallappa’s, rimanendo di fatto nel territorio del commento metatelevisivo. Non c’è nessuna intenzione di sminuire la portata rivoluzionaria che il cinismo della Gialappa’s ha portato all’interno della televisione italiana, ma Tutti gli uomini del deficiente è interessante piuttosto per vedere come alcune figure legate a quel mondo televisivo milanese di Mediaset oggi siano tra i più apprezzati comici negli antiberlusconiani (Crozza e Littizzetto) soprattutto se confrontati con altri rimasti ancorati a quel mondo (non c’entrerà con la Giallappa’s e il film ma Massimo Boldi invece è l’esempio più anacronistico possibile). Probabilmente è tutta una questione di percezione del tempo, che avvicina Tutti gli uomini del deficiente al recente Ogni maledetto Natale, in questo caso nell’accezione più quantitativa del termine, in cui le ammucchiate di comici e il poco spazio dedicato ad ognuno di essi sono sintomo di una gestione del tempo cinematografico come se fosse televisivo. Lo sketch è la prova del nove di errori che si ripetono, di una televisione che vuole essere cinema con le proprie regole, milanesi o meno.
Tutti gli uomini del deficiente [Italia 1999] REGIA Paolo Costella.
CAST Maurizio Crozza, Claudia Gerini, Marina Massironi, Fabio De Luigi, Paolo Hendel, Gigio Alberti, Luciana Littizzetto, Francesco Paolantoni, Arnoldo Foà.
SCENEGGIATURA Paolo Costella, Gialappa’s Band, Andrea Salvadore, Enzo Santin. FOTOGRAFIA Fabrizio Lucci. MUSICHE Elio e le Storie Tese.
Commedia, durata 94 minuti.