Gabriele Salvatores va in sala il 18 dicembre con il suo ultimo lavoro, un film di fantascienza dedicato perlopiù a un pubblico adolescenti. Coraggioso. È forse quasi senza precedenti nel nostro cinema un film che ha come tema principale i supereroi e si rivolge ai ragazzi. E questo è un buon motivo per dare un giudizio positivo al lavoro di Salvatores, degli sceneggiatori e dei produttori di Il ragazzo invisibile.
La storia è quella di Michele, un dodicenne alle prese con le tipiche difficoltà della comunità scolastica, invaghito di una bellissima ragazzina bionda di nome Stella che non lo vede e tormentato quotidianamente dai bulletti della classe. Michele vive con la mamma che fa il poliziotto e non ha un papà, è appassionato di fumetti e di supereroi e, come quasi tutti i suoi coetanei, darebbe qualsiasi cosa per poter essere invisibile in tutte quelle situazioni in cui si sente fuori luogo, incastrato, ingabbiato in un luogo o in un corpo che non riconosce. Dopo aver partecipato a una festicciola casalinga di Halloween, vestito con una terribile e imbarazzante tutina da supereroe cinese pagata pochi spiccioli, scopre di avere un potere straordinario: può rendersi invisibile. Non sa ancora governare questo potere, ma apprende in fretta. Nel frattempo accadono delle cose strane: tre compagni di classe di Michele vengono rapiti da personaggi loschi che parlano russo e sono alla ricerca di un ragazzo chiamato “quello speciale”. La trama si infittisce e attraverso alcuni flashback la storia dall’Italia si sposta in Siberia dove le radiazioni di test nucleari hanno avuto effetti straordinari su una piccola parte della popolazione. Il film non è privo di difetti: ci sono passaggi assai didascalici (le “didascalie” sono più utili agli adulti che ai teenager di solito), alcuni attori comprimari non sono in parte, forse a causa di dialoghi talvolta poco naturali. Tuttavia l’accuratezza degli effetti speciali e il fascino della location – una Trieste fredda e sinistra, davvero affascinante – interpretata dalla scenografa di quasi tutti i film di Salvatores Rita Rabassini, prevalgono sulle sbavature. “Non è un film della Marvel”, ha detto Salvatores, “è un film europeo, ambientato in Europa e con l’ambizione di rappresentare una cultura che ci appartiene, e questo nonostante il tema fantascientifico che sta alla base”. Il regista valorizza le relazioni umane a discapito dello spettacolo acrobatico a cui ci ha abituati il cinema hollywoodiano di genere, consapevole che la strategia migliore è quella di prendere le distanze da quel modello, emularlo sarebbe catastrofico. Il film si ispira ai prodotti high concept d’oltreoceano, invece, nel suo progetto crossmediale, davvero singolare per il cinema italiano. Contemporaneamente al film escono in libreria il romanzo scritto dagli stessi sceneggiatori ed edito da Salani e la graphic novel prodotta da Panini Comics con Rai Cinema e Indigo film. La scommessa è alta e ci auguriamo che Salvatores non sia il primo e l’unico a tentare questa strada. Certo, l’uscita nel week end pre-natalizio, in contemporanea con alcuni dei titoli più attesi dell’anno è un passo forse azzardato.