SPECIALE MILANO DA RIDERE
Non ho l’età
Ebbene sì, udite udite, non siamo più negli anni Novanta. “O tempora, o mores” tuonava Cicerone nella I Catilinaria, Il ricco, il povero e il maggiordomo smuove in noi la stessa esclamazione. Ci si sente un po’ allo Zelig, un po’ a Mai dire gol, invece siamo al cinema nel 2014, più rughe sul volto, anni sulle spalle e un’altra Italia ci fa da cuscino.
Aldo, Giovanni e Giacomo tornano al cinema dopo 4 anni dal flop, La Banda Dei Babbi Natale, con una storia che ruota intorno a codici, stilemi e ruoli ben definiti e a loro cari; una sorta di perimetro confortevole e confortante in cui i comici si accoccolano. I tre registi hanno definito questo un film “della crisi”. Sì perché Giacomo, Giovanni, Aldo interpretano un ricco finanziere caduto in disgrazia a causa di investimenti sconsiderati, un maggiordomo che perde il lavoro e un ambulante povero che diventa ancora più povero. Le vite di Giacomo e Giovanni si intersecano con quella di Aldo, nulla sarà più come prima. Il ricco, il povero e il maggiordomo, una dichiarazione d’intenti comica, fatica a carburare, lento il ritmo e lenta anche la forza dei tre che sembrano “prelevati” dal passato e immersi nel presente. La loro è una strada segnata, la percorrono fino alla fine con una caparbietà milanese invidiabile, ma ciò non paga, forse è una scelta troppo rigida: la loro vena è fatta di fisico, azione – slapstick e celebrazione di una risata tradizionale -, non solo parola, cifra stilistica invece dei comici moderni. Sotto lo stesso tetto – sorvegliato da Mamma Calcedonia, la cui morte sembra tristo presagio di un film riuscito solo parzialmente – costretti e imprigionati, reiterano il loro classico sketch da cabaret: la personalità dell’uno cozza con quella dell’altro, scontrandosi poi con l’indole del terzo, proprio attraverso questo escamotage ci viene strappato un sorriso. Si uniscono la pedanteria di Giacomo, la cattiveria sadica e senza senso di Giovanni e la delicata verve ribelle di Aldo ed è qui che Il ricco, il povero e il maggiordomo mostra il suo lato migliore, tenuto assieme da argute trovate musicali (Se mi lasci non vale, Me Cago En El Amor). Citazioni di se stessi, citazioni di altri (Django Unchained) si incatenano, i minuti scorrono ed emergono una certa stanchezza e fragilità di fondo. Più di qualcosa non funziona nel film: un po’ perché lo schema è sempre quello e lo spettatore invece è cambiato, un po’ perché i tre si perdono quando sono monadi nella loro battaglia comica. Il ricco, il povero e il maggiordomo è come una bella donna non più giovane che si crede e si comporta come un’adolescente, il sorriso si confonde e sfuma spesso nella malinconia.
Il ricco, il povero e il maggiordomo [Italia 2014] REGIA Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti.
CAST Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Giuliana Lojodice, Guadalupe Lancho, Sara D’Amario.
SCENEGGIATURA Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca, Pasquale Plastino. MUSICHE Giovanni Fiore Coltellacci.
Commedia, durata 102 minuti.