Il cinema che esplode
Xavier Dolan è un regista che realizza opere tendenzialmente eccessive e debordanti, in cui le idee e i virtuosismi formali si esprimono in modo slegato e quasi indipendente dalla narrazione e dalla sua scorrevolezza. In questo senso Mommy può forse essere considerato il film-manifesto della sua idea di cinema.
Il nuovo lavoro dell’autore canadese è costruito su impulsi da contenere, rabbia che scoppia, sentimenti che si sfogano. Nel raccontare il rapporto tra una madre sola e “sciroccata” e un figlio quattordicenne dalle reazioni spesso violente, l’opera si concentra sul conflitto tra razionale e irrazionale, controllo e liberazione, contenimento e sfogo. Anche a livello linguistico. Infatti, nel film si rapportano continuamente il formato stretto e claustrofobico (che si allarga soltanto in pochi precisi momenti) e i rallenti, le musiche e i montaggi tra il compiaciuto e il geniale dell’autore. Le dimensioni del quadro non bastano a contenere né i personaggi né i guizzi del regista, tanto da schiacciarli fino a farli esplodere in tutta la loro potenza e irruenza, evidenziandone così gli eccessi. Ed è proprio palesando, comprimendo ed esasperando tali aspetti che Dolan manifesta e spiega il suo cinema, firmando una tappa imprescindibile della propria filmografia. Se nei suoi primi tre film le tante e troppe intuizioni formali apparivano come le manifestazioni incontrollate di un talento straordinario ma ancora acerbo, in Tom à la ferme l’autore sembrava aver raggiunto un equilibrio perfetto tra buone ispirazioni e compattezza linguistica. Equilibrio che il regista abbandona con Mommy, ritornando così alle “esuberanze” iniziali, ma questa volta con una maggiore consapevolezza. Qui Dolan evidenzia e rivendica il suo debordante estro creativo indicando con scelte estetiche e fasi narrative quanto il rigore e la coerenza siano per lui una camicia di forza dalla quale liberarsi per esprimere se stessi e dare sfogo al proprio lavoro. L’autore è, in fondo, come il suo protagonista adolescente: carismatico ma irregolare, vitale ma talvolta violento, e comunque irrequieto. Dunque, la sua è un’opera dai toni forti e accesi che lo collega indirettamente a registi come Kazan, Sirk, Fassbinder e Almodóvar, che in modo empatico o raggelato hanno indagato i rapporti umani e familiari anche attraverso il melodramma. Genere al quale Dolan si rifà in modo assolutamente personale e autonomo dalle varie tradizioni, rileggendolo così in chiave moderna e ponendo le basi per una sua possibile rifondazione. Ed è anche per questo che Mommy, per quanto possa essere a tratti irritante e ammiccante, risulta un film complessivamente memorabile e fondamentale.
Mommy [Id., Canada 2014] REGIA Xavier Dolan.
CAST Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilo, Suzanne Clément, Patrick Huard, Alexandre Goyette.
SCENEGGIATURA Xavier Dolan. FOTOGRAFIA André Turpin. MUSICHE Eduardo Noya Schreus.
Drammatico, durata 140 minuti.