Filmmaker International Film Festival, Milano, 28 novembre – 8 dicembre 2014
Caro Max, ci sei?
Dear Max, are you there? Così prende avvio il racconto di Letter to Max, in concorso a Filmmaker 2014, film che, proprio per la consistenza con cui l’immagine si fa presente, tenta di affrontare il curioso paradosso di una comunicazione epistolare con l’abitante di un paese, l’Abcasia, che esiste e contemporaneamente non esiste.
Un messaggio in bottiglia lanciato nell’oceano delle corrispondenze umane che illustra, col suo articolato corso, i dilemmi politici, storici, sociologici di una nazione geograficamente individuata – l’Abcasia ha i suoi confini, un governo, una bandiera – ma legalmente ancora non riconosciuta dalle altre nazioni. Esiste un varco interno a questa contraddizione, liminale e fertile, e il regista Eric Baudelaire, attivo come fotografo, documentarista e video-artista, sa bene che il cinema è uno degli strumenti migliori per esplorarlo e abitarlo. La corrispondenza aperta, e meravigliosamente messa in discussione in conclusione al film (“Davvero queste lettere ti sono mai arrivate?”), è resa possibile dalle risposte cinematograficamente efficaci di Maxim Gvinja, ex-ministro degli Esteri e protagonista assoluto del documentario, un personaggio pubblico, certo, con un ruolo e un’identità a suo tempo definiti, ma prima di tutto un uomo disponibile a scavare nella propria storia per comprendere il senso di un luogo che sconta, col suo processo di ideale legittimazione, lo scoglio più che arduo della realtà. Baudelaire indaga con le proprie immagini questo preciso rapporto tra identità individuale e spazio, città, paesaggio, creando una continuità tra il racconto verbale di Max e il dispiegarsi visivo del film, senza accesso a facili retoriche e anzi rendendo a tratti faticosa, per lo spettatore, la possibilità di abbracciare il lavoro in piena coincidenza di sguardo e sentimento. Tra una prima parte sottilmente intimista e una seconda parte più diretta a documentare le questioni concrete che un paese sconosciuto e isolato si trova obbligato a metabolizzare, Baudelaire riesce tuttavia nella sfida – ormai esemplare – di calare l’attualità nel cinema senza che la prima inghiotta il secondo. Letter to Max assomiglia così a un plausibile work in progress, aperto tanto al passato quanto al futuro, in cui il provvisorio punto di arrivo – un sostanziale e malinconico stallo – conta molto meno del percorso, sinuoso, di documentazione emotiva del reale. Un viaggio forse mai realizzato che soltanto la fantasia del cinema poteva donare al suo regista, a Max e allo spettatore.
Letter to Max [Id., Francia 2014] REGIA Eric Baudelaire.
CAST Maxim Gvinja.
FOTOGRAFIA Eric Baudelaire.
Documentario, durata 103 minuti.