Idiozia al potere
Di che cosa parliamo quando parliamo di cinema demenziale oggi? Recuperando il termine di “umorismo scemo” – coniato da Guido Almansi in riferimento all’opera di Achille Campanile – si può dire che il cinema demenziale riguarda principalmente un approccio trasversale ai generi comico e commedia in cui dialoghi, personaggi o lo stesso mondo narrato acquisiscono caratteri di idiozia e di inopportunità rispetto al principio di realtà.
Il cinema demenziale U.S.A., a questo proposito, ha subito un’evoluzione curiosa. Dopo la stabilizzazione del canone da parte dei “padri fondatori” (i Fratelli Marx, Hellzapoppin’ e per certi versi Jerry Lewis), gli anni Settanta ne videro l’esplosione grazie ad autori come John Landis e il trio Zucker-Abrahams-Zucker, attori come John Belushi e un circuito che ruotava attorno alla rivista National Lampoon. Ne vennero fuori prodotti che si distinguevano per l’uso antisociale e autodistruttivo degli oggetti del mondo (Ridere per ridere, L’aereo più pazzo del mondo) o per la presenza di personaggi irriverenti (Belushi in Animal House) che in modo incontrollato e stupido si applicavano nella distruzione del set. Un sottogenere che trovò fortuna per tutto il corso degli anni Ottanta e Novanta con film parodia come Top Secret!, Una pallottola spuntata, Scuola di polizia, Hot Shots!, prodotti del calibro di Vicini di casa, Una poltrona per due, Stripes o con un filone legato al teen-movie libidinoso (Meatballs, Porky’s etc…). Furono i fratelli Farrelly che negli anni Novanta ristabilirono i confini del demenziale, innestandolo all’interno dei canoni della commedia romantica – Tutti pazzi per Mary – o realizzando un’opera dall’evidente controcanto tragico – Scemo & più scemo. Nel primo caso la presenza della materia biologica (lo sperma) si integrava all’illusoria stabilità del mondo rappresentato; mentre nel secondo l’assoluta incapacità dei protagonisti di appartenere a questo stesso mondo ne rivelava un sottotesto funereo e nichilista (oggi amplificato e reso al cubo nell’ultimo bellissimo Scemo & più scemo 2). In seguito il demenziale subirà una sorta di normalizzazione con l’avvento di una nuova teen comedy americana inaugurata dal pionieristico American Pie nel 1999. Qui la battuta scema diviene parte integrante di una realtà che accetta la manifestazione dell’idiozia come porzione irrinunciabile di una fase della vita (Road Trip, Fatti strafatti e strafighe, Maial College) o, comunque, come richiamo ad una generazione di eterni giovani (Due single a nozze). E oggi? Negli ultimi anni il sopraggiungere di marchi autoriali forti come Judd Apatow e Todd Phillips hanno determinato una nuova declinazione del demenziale volta a ridefinire i generi comico e commedia. In film come 40 anni vergine, Molto incinta e Questi sono i 40, volgarità e scatologia ricoprono buona parte dei dialoghi nella costruzione di un mondo finzionale che fa della verosimiglianza il punto forte. Nella saga di Una notte da leoni, invece, la distruzione del set – obnubilato dai postumi di una sbornia – si accompagna ad un senso di colpa dagli evidenti risvolti politici, e l’unico personaggio per il quale il principio di piacere prevale sul principio di realtà ricopre – come nella vita reale – la figura del malato mentale. In verità parlare di cinema demenziale significa riferirsi ad un corpus di opere tanto differenti da renderne difficile una categorizzazione di genere. Forse l’unica cosa che accomuna i prodotti sopraccitati è proprio la risata fisiologica. Quel fattore che fa del demenziale uno dei più efficaci body genre. In fondo si tratta sempre di ridere per ridere.