Filmmaker International Film Festival, 28 novembre-8 dicembre 2014, Milano
Due storie, un solo film
Protagonista assoluto della Retrospettiva di Filmmaker, ogni anno dedicata a un autore cardine del documentario internazionale, Lech Kowalski introduce il suo East of Paradise come un dittico, indirizzando all’istante l’attenzione dello spettatore sulla struttura nettamente bipartita del film.
Diviso tra passato – la storia della madre del regista, la storia d’Europa – e il presente – la biografia di Kowalski e il suo rapporto con New York – East of Paradise è tuttavia un progetto fortemente organico, da abbracciare nel suo dispiegarsi dialettico e nel tentativo, da parte del regista, di stabilire un fertile terreno di confronto tra il tempo da cui proviene e quello in cui si è trovata immersa la sua vita, mondi e epoche soltanto apparentemente contrapposti, attraversando i quali Kowalski si appresta a definire una personale risposta alla domanda: come fare cinema? Così nella prima parte del film a primeggiare è la dimensione del racconto, filtrato e rielaborato attraverso la quasi-performance di Maria Kowalski, origini polacche e un primo piano densissimo di emozioni, mentre si snoda la dolorosa storia delle sue peregrinazioni giovanili nell’Europa dilaniata dal secondo conflitto mondiale. Il viaggio che la madre del regista rievoca tra la Polonia, i campi di lavoro in Siberia e l’Asia Centrale, e che troverà soltanto negli USA la sua meta finale, rappresenta per Kowalski l’occasione per capire come l’esperienza materna possa costituire un ideale punto di partenza per il suo posizionamento, umano e artistico, nel contesto newyorkese degli anni Settanta e Ottanta. Così nella seconda parte del film, dove a prevalere è l’osservazione, la regia di Kowalski vira prepotentemente su un montaggio sintetico, rafforzato dall’accompagnamento musicale in chiave jazz, che immerge lo spettatore, volente o nolente, in un universo underground fatto di droga, punk e controcultura. La risposta arriva chiara e dolente: il nostro tempo non è estraneo alle persecuzioni, e la battaglia di indipendenza del pensiero, la radicalità della protesta, va nutrita ai margini della grande metropoli, a contatto degli ultimi, dei liberi, dei condannati, dove il potere, che tutto controlla, non impedisce alla verità di varcare qualche piccolo spiraglio. Può destare perplessità la disarmante discontinuità formale che racchiude il film: non l’urgenza ipersoggettiva con cui Kowalski connette intimità e Storia e, responsabilmente, cerca un senso al proprio lavoro di filmmaker.
East of Paradise [Id., Francia 2005] REGIA Lech Kowalski.
CAST Maria Kowalski.
SCENEGGIATURA Lech Kowalski. FOTOGRAFIA Mark Brady, Lech Kowalski.
Documentario, durata 108 minuti.