A caccia di E.T.
Dopo aver concluso il liceo, gli amici del cuore Nic, Haley e Jonah partono in auto dal New Mexico verso la California, dove la ragazza ha deciso di trasferirsi per frequentare l’università.
Durante il lungo viaggio vengono contattati da Nomad, un hacker che qualche mese prima aveva già violato la sicurezza del database informatico del MIT e fatto rischiare la sospensione dalla scuola a Nic e Jonah, appassionati di computer. Ignorando il consiglio di Haley, che vorrebbe approfittare degli ultimi giorni prima della lunga separazione dal fidanzato Nick per appianare incomprensioni e sensi di colpa (ha infatti deciso di lasciarlo anche se lui soffre di una limitata capacità motoria destinata ad acutizzarsi sempre di più), i ragazzi decidono di andare a cercare di persona il luogo dal quale Nomad trasmette e di escogitare una bravata per dagli una lezione. Una deviazione di percorso li porta verso un desolato capanno nel Nevada: un cambiamento soltanto all’apparenza senza conseguenze, destinato invece a pesare pesantemente sul loro futuro. Presentato al Sundance Film Festival 2014, dove non è passato inosservato, la nuova fatica di William Eubank è una macedonia di generi cinematografici dagli intenti generali non chiarissimi. A tratti sembra appartenere alla categoria dei film on the road ma poi palesa dei connotati tipicamente thriller, finendo per mescolare il tutto con la tradizione della migliore fantascienza statunitense. In particolare, proprio rispetto alla sci-fi, sono facilmente riconoscibili luoghi come l’Area 51 o i paesaggi desertici Nuovo Messico (impossibile non pensare a Roswell), i co-protagonisti villain con fattezze da robot di kubrickiana memoria e altre cose che si vedono spesso presenti in lungometraggi e serial made in Hollywood, quando non proprio vere e proprie citazioni di opere di celluloide e d’inchiostro entrate nella leggenda (come Blade Runner e il romanzo di Philip K. Dick che l’ha ispirato). L’adrenalina e la suspense unite alla sconsideratezza e alla sfacciata caparbietà sfoggiata dai giovanissimi protagonisti, che riescono pienamente a catturare e a mantenere l’attenzione dello spettatore per tutta la prima parte del film, non sono purtroppo sufficienti a sopperire il ritmo fiaccato della seconda che preclude al finale (volutamente) non conclusivo né chiarificatore della vicenda. E che quindi anziché proporre delle risposte crea una valanga di misteri irrisolti non solo sui possibili significati della storia ma anche sui particolari contrastanti e dubbiosi della vicenda raccontata.
The Signal [id., USA 2014] REGIA William Eubank.
CAST Brenton Thwaites, Olivia Cooke, Beau Knapp, Lin Shaye, Lawrence Fishburne.
SCENEGGIATURA Carlyle Eubank, David Frigerio, William Eubank. FOTOGRAFIA David Lanzenberg. MUSICHE Nima Fakhrara.
Fantascienza/Thriller, durata 97 minuti.